Venerdì, 23 marzo 2018
Ger 20,10-13; Sal 17; Gv 10,31-42
In quel tempo, i Giudei raccolsero delle pietre per lapidare Gesù. Egli disse loro: «Vi ho fatto vedere molte opere buone da parte del Padre: per quale di esse volete lapidarmi?». Gli risposero i Giudei: «Non ti lapidiamo per un’opera buona, ma per una bestemmia: perché tu, che sei uomo, ti fai Dio». Disse loro Gesù: «Non è forse scritto nella vostra Legge: Io ho detto: voi siete dèi? Ora, se essa ha chiamato dèi coloro ai quali fu rivolta la parola di Dio – e la Scrittura non può essere annullata -, a colui che il Padre ha consacrato e mandato nel mondo voi dite: “Tu bestemmi”, perché ho detto: “Sono Figlio di Dio”? Se non compio le opere del Padre mio, non credetemi; ma se le compio, anche se non credete a me, credete alle opere, perché sappiate e conosciate che il Padre è in me, e io nel Padre». Allora cercarono nuovamente di catturarlo, ma egli sfuggì dalle loro mani. Ritornò quindi nuovamente al di là del Giordano, nel luogo dove prima Giovanni battezzava, e qui rimase. Molti andarono da lui e dicevano: «Giovanni non ha compiuto nessun segno, ma tutto quello che Giovanni ha detto di costui era vero». E in quel luogo molti credettero in lui.
C’è chi crede e chi non crede. Cosa vuol dire poi credere in lui? Gesù ci dice di credere almeno alle opere che ha compiuto, cioè di credere al bene, al buono, al bello. Questo è il primo passo per credere in lui. Conosco molte persone che credono in questo anche se non si dichiarano credenti in senso stretto: ho sempre pensato e penso che anche quello sia credere e che per Gesù sia importante. La fede piena è un dono. Quello è prepararsi a riceverlo. Chiediamo spesso a Gesù il dono della vera fede.
UN PROPOSITO UN’ INTERCESSIONE UN GRAZIE UN PERDONO
UN PENSIERO PER RIFLETTERE L’effetto della pazienza è quello di possedere bene la propria anima; e quanto più la pazienza è perfetta, tanto più il possesso dell’anima diviene completo ed eccellente. (Francesco di Sales)