Venerdì, 20 aprile 2018
At 9,1-20; Sal 116; Gv 6,52-59
In quel tempo, i Giudei si misero a discutere aspramente fra loro: «Come può costui darci la sua carne da mangiare?». Gesù disse loro: «In verità, in verità io vi dico: se non mangiate la carne del Figlio dell’uomo e non bevete il suo sangue, non avete in voi la vita. Chi mangia la mia carne e beve il mio sangue ha la vita eterna e io lo risusciterò nell’ultimo giorno. Perché la mia carne è vero cibo e il mio sangue vera bevanda. Chi mangia la mia carne e beve il mio sangue rimane in me e io in lui. Come il Padre, che ha la vita, ha mandato me e io vivo per il Padre, così anche colui che mangia me vivrà per me. Questo è il pane disceso dal cielo; non è come quello che mangiarono i padri e morirono. Chi mangia questo pane vivrà in eterno». Gesù disse queste cose, insegnando nella sinagoga a Cafàrnao.
Il pane che sazia che offre Gesù, dà eternità e senso alla vita, è un dono prezioso, ma è grazia a caro prezzo e questo scombussola gli uditori di allora e noi oggi. Gesù si è fatto materialmente cibo, offrendo non solo le sue parole e i suoi insegnamenti, ma la sua stessa carne, la sua stessa vita per l’ideale che annunciava. A questo siamo chiamati anche noi, con il suo aiuto, per rendere efficace il suo corpo e il suo spirito in noi.
UN PROPOSITO UN’ INTERCESSIONE UN GRAZIE UN PERDONO
UN PENSIERO PER RIFLETTERE Una sola S. Comunione è sufficiente per farsi santi. Tutto dipende dalle disposizioni interiori, dalla preparazione. Metà della giornata dedicata alla preparazione, l’altra metà al ringraziamento.
Talvolta una Comunione spirituale porta con sé le medesime grazie di quella sacramentale. Nelle difficoltà (ripeti) spesso: “Mio DIO e mio tutto”. (S.Massimiliano Kolbe)