Venerdì 10 novembre 2017

Rm 15,14-21; Sal 97Lc 16, 1- 8

Diceva anche ai discepoli: «C’era un uomo ricco che aveva un amministratore, e questi fu accusato dinanzi a lui di sperperare i suoi averi. Lo chiamò e gli disse: Che è questo che sento dire di te? Rendi conto della tua amministrazione, perché non puoi più essere amministratore. L’amministratore disse tra sé: Che farò ora che il mio padrone mi toglie l’amministrazione? Zappare, non ho forza, mendicare, mi vergogno. So io che cosa fare perché, quando sarò stato allontanato dall’amministrazione, ci sia qualcuno che mi accolga in casa sua. Chiamò uno per uno i debitori del padrone e disse al primo: Tu quanto devi al mio padrone? Quello rispose: Cento barili d’olio. Gli disse: Prendi la tua ricevuta, siediti e scrivi subito cinquanta. Poi disse a un altro: Tu quanto devi? Rispose: Cento misure di grano. Gli disse: Prendi la tua ricevuta e scrivi ottanta. Il padrone lodò quell’amministratore disonesto, perché aveva agito con scaltrezza. I figli di questo mondo, infatti, verso i loro pari sono più scaltri dei figli della luce.

A me piace interpretare questo brano così. L’amministratore capisce in fretta che deve farsi degli amici utilizzando la sua furbizia e le possibilità che ha a disposizione. Gesù elogia non i suoi furti, ma il fatto che sa usare i suoi talenti. Così noi che abbiamo qualcosa di più prezioso da gestire, la fede e l’amore di Cristo, dovremmo avere lo stesso atteggiamento: usarne a piene mani per cercare amici del regno, amici nella fede, amici nell’amore.

Un pensiero per riflettere. Sono il fratello di tutti, il fratello che ha bisogno di tutti, che tende la mano a tutti. Come potrà starci tutto questo mondo, che si àncori all’Eterno fatto pane, nel cuore di un pover’uomo? E tu che cosa mi domandi, o Signore? Tu mi dici: “Lasciati amare”! Tu non mi domandi di più. Non mi domandi se ti voglio bene. Basta che io mi lasci amare dall’Amore, perché anch’io sono un lontano. (don Primo Mazzolari)