Sabato – 9 settembre 2013
Col 1,21-23; Sal 53; Lc 6,1-5
1 Un giorno di sabato passava attraverso campi di grano e i suoi discepoli coglievano e mangiavano le spighe, sfregandole con le mani. 2 Alcuni farisei dissero: “Perché fate ciò che non è permesso di sabato?”. 3 Gesù rispose: “Allora non avete mai letto ciò che fece Davide, quando ebbe fame lui e i suoi compagni? 4 Come entrò nella casa di Dio, prese i pani dell’offerta, ne mangiò e ne diede ai suoi compagni, sebbene non fosse lecito mangiarli se non ai soli sacerdoti?”. 5 E diceva loro: “Il Figlio dell’uomo è signore del sabato”.
Nel Vangelo sono presentate spesso obiezioni al comportamento di Gesù e dei suoi discepoli. Ma notiamo che sono riferiti ad aspetti secondari, magari con una loro importanza come strumenti che ci si dà per seguire la Legge, ma strumenti sono e tali rimangono, mentre il valore per il quale tale gesto poteva avere un senso, sembra passare in secondo piano. Quindi Gesù non viene ad annullare il valore, ma ci mette in guardia dal pericolo di far diventare i gesti, che per tradizione potevano servire a viverlo, il fine ultimo. Quanto è ancora attuale, sia per chi è troppo legato ai gesti, sia per chi li rifiuta tutti: ciò che si perde in entrambi i casi è il valore che essi traducevano.
Un pensiero per riflettere Dio ti ama. Gli interessi personalmente, continuamente, appassionatamente, prova la tua gioia in te. Gli sei necessario, il tuo cuore lo rallegra, la tua indifferenza lo stupisce, la tua amarezza lo strazia. Vuole con te una relazione continua. Se non credi a questo, se non ti senti sollevato da questa certezza significa che non hai capito che Dio è Padre. (Louis Evely)