Sabato 8 giugno 2019

At 28,16-20.30-31; Sal 10; Gv 21,20-25

In quel tempo, Pietro si voltò e vide che li seguiva quel discepolo che Gesù amava, colui che nella cena si era chinato sul suo petto e gli aveva domandato: «Signore, chi è che ti tradisce?». Pietro dunque, come lo vide, disse a Gesù: «Signore, che cosa sarà di lui?». Gesù gli rispose: «Se voglio che egli rimanga finché io venga, a te che importa? Tu seguimi». Si diffuse perciò tra i fratelli la voce che quel discepolo non sarebbe morto. Gesù però non gli aveva detto che non sarebbe morto, ma: «Se voglio che egli rimanga finché io venga, a te che importa?». Questi è il discepolo che testimonia queste cose e le ha scritte, e noi sappiamo che la sua testimonianza è vera. Vi sono ancora molte altre cose compiute da Gesù che, se fossero scritte una per una, penso che il mondo stesso non basterebbe a contenere i libri che si dovrebbero scrivere.

Chi scrive il Vangelo, come anche chi lo annuncia, sa che non potrà in nessun modo esaurire la ricchezza dell’incontro personale e comunitario che ciascuno può avere con il Signore Gesù. L’annuncio viene fatto per permettere di incominciare un cammino, di proseguirlo con la guida delle parole di Gesù, ma solo il dono dello Spirito Santo che Gesù stesso lascia ci aiuterà ad incontrare il Signore nella nostra vita e a cogliere la verità tutta intera della nostra vita in comunione con lui.

UN PROPOSITO UN’ INTERCESSIONE UN GRAZIE UN PERDONO

PER RIFLETTERE L’uomo contemporaneo ascolta più volentieri i testimoni che i maestri o, se ascolta i maestri, lo fa perché sono dei testimoni. (Paolo VI)