Sabato 27 aprile 2019
At 4,13-21; Sal 117; Mc 16,9-15
Risorto al mattino, il primo giorno dopo il sabato, Gesù apparve prima a Maria di Màgdala, dalla quale aveva scacciato sette demòni. Questa andò ad annunciarlo a quanti erano stati con lui ed erano in lutto e in pianto. Ma essi, udito che era vivo e che era stato visto da lei, non credettero. Dopo questo, apparve sotto altro aspetto a due di loro, mentre erano in cammino verso la campagna. Anch’essi ritornarono ad annunciarlo agli altri; ma non credettero neppure a loro. Alla fine apparve anche agli Undici, mentre erano a tavola, e li rimproverò per la loro incredulità e durezza di cuore, perché non avevano creduto a quelli che lo avevano visto risorto. E disse loro: «Andate in tutto il mondo e proclamate il Vangelo a ogni creatura.
Sembra che questa parte di Vangelo di Marco sia stata aggiunta dai discepoli. Mi pare interessante. Per l’evangelista Marco la morte in croce di Gesù è già sufficiente per credere che lui fosse Dio. I fatti narrati dal suo Vangelo portano da soli a tale conclusione. Infatti la risurrezione, la vittoria della vita sulla morte è una conseguenza della vita e della fede di Gesù, cui Dio non ha fatto mancare il suo aiuto e la sua risurrezione.
UN PROPOSITO UN’ INTERCESSIONE UN GRAZIE UN PERDONO
UN PENSIERO PER RIFLETTERE
Solo quando avremo taciuto noi, Dio potrà parlare.
Comunicherà a noi solo sulle sabbie del deserto.
Nel silenzio maturano le grandi cose della vita:
la conversione, l’amore, il sacrificio.
Quando il sole si eclissa pure per noi,
e il Cielo non risponde al nostro grido, e la terra
rimbomba cava sotto i passi, e la paura dell’abbandono
rischia di farci disperare, rimanici accanto.
In quel momento, rompi pure il silenzio:
per dirci parole d’amore! E sentiremo i brividi della Pasqua. (Tonino Bello)