Sabato 22 giugno 2019

2Cor 12,1-10 – Sal 33 Mt 6,24-34

24 Nessuno può servire a due padroni: o odierà l’uno e amerà l’altro, o preferirà l’uno e disprezzerà l’altro: non potete servire a Dio e a mammona.25 Perciò vi dico: per la vostra vita non affannatevi di quello che mangerete o berrete, e neanche per il vostro corpo, di quello che indosserete; la vita forse non vale più del cibo e il corpo più del vestito? 26 Guardate gli uccelli del cielo: non seminano, né mietono, né ammassano nei granai; eppure il Padre vostro celeste li nutre. Non contate voi forse più di loro? 27 E chi di voi, per quanto si dia da fare, può aggiungere un’ora sola alla sua vita? 28 E perché vi affannate per il vestito? Osservate come crescono i gigli del campo: non lavorano e non filano. 29 Eppure io vi dico che neanche Salomone, con tutta la sua gloria, vestiva come uno di loro. 30 Ora se Dio veste così l’erba del campo, che oggi c’è e domani verrà gettata nel forno, non farà assai più per voi, gente di poca fede? 31 Non affannatevi dunque dicendo: Che cosa mangeremo? Che cosa berremo? Che cosa indosseremo? 32 Di tutte queste cose si preoccupano i pagani; il Padre vostro celeste infatti sa che ne avete bisogno. 33 Cercate prima il regno di Dio e la sua giustizia, e tutte queste cose vi saranno date in aggiunta. 34 Non affannatevi dunque per il domani, perché il domani avrà già le sue inquietudini. A ciascun giorno basta la sua pena.

Gesù insiste con i suoi discepoli perchè imparino a distinguere ciò che è più importante. Con i paragoni della natura non vuole dire di vivere nudi e senza mangiare o senza lavorare per vestirsi e mangiare, ma vuol far capire al discepolo che la bellezza non dipende dall’avere ma dall’essere e ci invita a preoccuparci di più per quest’ultimo, ci invita a invertire le priorità, che probabilmente vedeva già presenti in quel tempo.

UN PROPOSITO UN’ INTERCESSIONE UN GRAZIE UN PERDONO

Un pensiero per riflettere Cristo non condanna il semplice possesso dei beni materiali, ma le sue parole più dure si dirigono a quelli che usano la loro ricchezza in maniera egoistica, senza preoccuparsi del prossimo a cui manca il necessario (Giov.Paolo II)