Sabato 13 gennaio 2018

1Sam 9,1-4.10.17-19; 10,1a; Sal 20; Mc 2,13-17

In quel tempo, Gesù uscì di nuovo lungo il mare; tutta la folla veniva a lui ed egli insegnava loro. Passando, vide Levi, il figlio di Alfeo, seduto al banco delle imposte, e gli disse: «Seguimi». Ed egli si alzò e lo seguì. Mentre stava a tavola in casa di lui, anche molti pubblicani e peccatori erano a tavola con Gesù e i suoi discepoli; erano molti infatti quelli che lo seguivano. Allora gli scribi dei farisei, vedendolo mangiare con i peccatori e i pubblicani, dicevano ai suoi discepoli: «Perché mangia e beve insieme ai pubblicani e ai peccatori?». Udito questo, Gesù disse loro: «Non sono i sani che hanno bisogno del medico, ma i malati; io non sono venuto a chiamare i giusti, ma i peccatori».

Seguire Gesù. In fondo tutta la nostra fede consiste nel credere che si debba seguire Gesù. Ognuno con la propria personalità, con i propri talenti, con i propri compagni di cammino, con le proprie incertezze, con le proprie croci. Sì, seguire Gesù. Imitarlo, dialogare con lui, chiedergli aiuto, ascoltarlo, farci tirare e sostenere nel cammino, agire e parlare pensandolo presente lì in quel momento. E’ difficile? Sì! Ma, coraggio: Lui è venuto per i malati e i peccatori, quindi anche per noi, e ci chiama.

UN PENSIERO PER RIFLETTERE: Che cosa sono io per te, Signore, perché tu voglia essere amato da me al punto che ti inquieti se non lo faccio? Come se non fosse già una grossa sventura il non amarti.Dimmi, ti prego, Signore Dio misericordioso, che cosa sei tu per me? Dillo, che io lo senta.Le orecchie del mio cuore, Signore, sono davanti a te; aprile e di’ alla mia anima:«Io sono la tua salvezza». Rincorrerò questa voce e così ti raggiungerò. (Agostino d’Ippona)