Sabato 11 novembre 2017
Rm 16,3-9.16.22-27; Sal 144 – Lc 16, 9-15
In quel tempo, Gesù diceva ai discepoli: «Fatevi degli amici con la ricchezza disonesta, perché, quando questa verrà a mancare, essi vi accolgano nelle dimore eterne. Chi è fedele in cose di poco conto, è fedele anche in cose importanti; e chi è disonesto in cose di poco conto, è disonesto anche in cose importanti. Se dunque non siete stati fedeli nella ricchezza disonesta, chi vi affiderà quella vera? E se non siete stati fedeli nella ricchezza altrui, chi vi darà la vostra? Nessun servitore può servire due padroni, perché o odierà l’uno e amerà l’altro, oppure si affezionerà all’uno e disprezzerà l’altro. Non potete servire Dio e la ricchezza». I farisei, che erano attaccati al denaro, ascoltavano tutte queste cose e si facevano beffe di lui. Egli disse loro: «Voi siete quelli che si ritengono giusti davanti agli uomini, ma Dio conosce i vostri cuori: ciò che fra gli uomini viene esaltato, davanti a Dio è cosa abominevole».
Tra i tanti spunti di riflessione che ci sono nel brano che abbiamo letto, sottolineerei l’importanza di usare correttamente della disonesta ricchezza, cioè delle cose del mondo che abbiamo in gestione. Il cristiano non è fuori dal mondo. Anzi, come dice spesso Paolo nelle sue lettere alle comunità ( a volte troppo spiritualiste) il cristiano marito, deve essere un buon marito, il cristiano padrone deve essere un buon padrone, il cristiano schiavo deve essere un buon schiavo. Fai pure le tue battaglie, ma vivi correttamente e onestamente la condizione che ti ritrovi: sarà un buon allenamento per saper vivere nel modo migliore la ricchezza del dono della fede in Gesù.
Un pensiero per riflettere. L’avaro è come l’asino che porta il vino e beve l’acqua… (Detto proverbiale)