n. 98 del 16 Dicembre 2018
LETTERA DEL PARROCO
Cari amici di Mussotto, Piana Biglini e Scaparoni
non è mai facile, credetemi, scrivere una lettera augurio a Natale, festa che evoca in me ricordi di ore indimenticabili trascorsi con la mia famiglia, attorno alla stufa a legna che emanava calore e intimità.
Ma il tempo corre inesorabile, e con esso il progresso, che ci offre ambienti più accoglienti e più caldi. Sono considerazioni che vengono comprese da chi ha superato i 70 anni, mentre tutti gli altri ti fanno capire, con un sorriso di compassione, che è giunta l’ora di cambiare registro.
Partiamo allora con una domanda provocatoria? Quali sentimenti vi suscita il Natale? Come vi coinvolge l’evento centrale della nostra salvezza: Dio, l’Onnipotente, il Creatore che ci viene incontro nella fragilità di un “bimbo avvolto in fasce che giace in una mangiatoia”, bisognoso di tutto: affetto, tenerezza, attenzione, valori rari nella nostra società, con i ritmi che ci impone, soprattutto a Natale: auguri, regali da fare, sempre più sofisticati e costosi?
Vi sto dicendo cose scontate, che anch’io non voglio più ascoltare, ma poi debbo amaramente concludere che continuano ad essere vere.
Come si accostano al Natale le nuove generazioni, con esplicito riferimento alle famiglie che ogni venerdi portano ancora i figli al catechismo, ma che non vedo più alla Messa domenicale, appuntamento fondamentale, se vogliamo che la nostra fede non scompaia dai nostri paesi?
Penso abbiate occhi per vedere le nostre Messe domenicali.
Troppo pessimista? Penso di no.
UNA FEDE SPENTA, E’ ANCORA FEDE?
Mi ha impressionato la forte manifestazione popolare del Pakistan contraria alla scarcerazione di Asia Bibi, cristiana, in carcere da 8 anni con l’accusa di bestemmia contro Maometto.
Quella folla inferocita, composta da uomini e giovani, contraria a questa decisione del tribunale, mi ha fatto riflettere: i nostri uomini e giovani sarebbero ancora capaci a scendere in piazza per difendere la fede in Cristo? Siete intelligenti: condanno tale estremismo, ma non potete negare che queste manifestazioni fanno riflettere, e come parroco mi chiedo: quale entusiasmo suscita la nostra fede nel Signore?
“ VENNE TRA I SUOI….”
Giovanni nel prologo del vangelo scrive: “venne tra i suoi, ma i suoi non l’hanno accolto”.
Al termine della Messa della Natività, sempre colma di fedeli, mentre ritorno in camera per il riposo notturno, vi confesso che il sonno tarda, e comincio a pensare: è fede questa oppure ultimi sussulti di una fede che si affievolisce fino a spegnersi?
Eppure qualche segno positivo che mi fa tornare la voglia di continuare a lottare, a non arrendermi nel proclamare la fede in un Dio che ci ama, fino a “giungere a questa umiliazione” come scrive Paolo ai Filippesi, rimane.
Dio ci ama, ci cerca, non ci abbandona. Collego questa affermazione a quella di
S. Agostino: “Il nostro cuore è inquieto, finchè non riposa in te, Signore”.
Ma cosa poteva ancora fare Dio per noi, per spezzare il muro di egoismo, di insensibilità che ci costruiamo, che ci rende impenetrabili a Lui e al fratello?
Domenica scorsa, al termine della Messa, ho incontrato due sposi che avevano portato in Chiesa il figlio di 40 giorni; ho davanti agli occhi il vagito di quel bambino, la gioia “segnata dalla sofferenza della mamma”, il volto radioso del papà, e ho pensato: questo è il Natale.
Non puoi non amare quel piccolo che si apre alla vita; non puoi non amare Dio che ci viene incontro nello stesso modo.
Ed allora l’augurio per un Santo Natale può solo partire di lì, liberandoci da tutti i messaggi che ci distraggono: della pubblicità, dei regali troppo ingombranti, per ritrovare la semplicità e spontaneità del bambino.
Faccia mie le parole di un tabellone presente nei locali della parrocchia, scritte nell’estate ragazzi del nostro quartiere:
SARO’ PURE UN BAMBINO IO,
MA SE TI VEDO SENZA SORRISO
PRENDO UN COLORE
E TE LO DISEGNO.
A Natale è più facile per tutti sorridere al fratello che ti sorpassa in macchina come fossimo ad un Gran Premio, che ti guarda di traverso, che ricorda un torto ricevuto. Conserviamo questo sorriso perché è proprio così che l’Onnipotente, il Creatore ci è venuto incontro.
Prima di concludere questa lettera augurio, qualcuno si chiede: ma cosa c’entra tutto questo con Gesù Bambino, sul dovere per un credente di preparare con la preghiera, la partecipazione alla Novena, una seria Confessione, l’incontro con Lui?
Ho avuto lo stesso dubbio, ma poi l’ho fugato: può la preghiera autentica, l’incontro con Dio, seguire una Via diversa? Al cuore della nostra fede sta l’affermazione che siamo immagine e somiglianza di Dio.
Vi lascia quindi con questo impegno preciso: chi ti guarda, ti incontra nei luoghi più impensati: a fare la spesa, per strada, sul lavoro, quale immagine vi coglie?
Pensarci può aiutare a migliorare il nostro cammino esistenziale, e celebrare un Natale autentico.
Don Franco