Mercoledì 17 ottobre 2018
Gal 5,18-25; Sal 1 – Lc 11,42-46 SANT’IGNAZIO DI ANTIOCHIA
42Ma guai a voi, farisei, che pagate la decima sulla menta, sulla ruta e su tutte le erbe, e lasciate da parte la giustizia e l’amore di Dio. Queste invece erano le cose da fare, senza trascurare quelle. 43Guai a voi, farisei, che amate i primi posti nelle sinagoghe e i saluti sulle piazze. 44Guai a voi, perché siete come quei sepolcri che non si vedono e la gente vi passa sopra senza saperlo».
45Intervenne uno dei dottori della Legge e gli disse: «Maestro, dicendo questo, tu offendi anche noi». 46Egli rispose: «Guai anche a voi, dottori della Legge, che caricate gli uomini di pesi insopportabili, e quei pesi voi non li toccate nemmeno con un dito!
Ecco, finalmente Gesù se la prende con i capi della Chiesa, questa Chiesa che a volte ci scandalizza, proprio perchè guardiamo il comportamento di chi in essa appare di più e sembra rappresentarla. Gesù attacca il fariseismo, coi suoi due difetti principali, il sentirsi giusti e il farlo pesare agli altri, ottenendo così il doppio effetto negativo di perdere se stessi sentendosi a posto e perdere gli altri scandalizzandoli. Ma ora mi chiedo? La presenza di questo fariseismo ci deve far rinunciare a tutta la ricchezza del Vangelo e del suo cammino nella storia, fatto anche di persone come sant’Ignazio di cui oggi si fa memoria? E mi chiedo anche, il fariseismo non ha forse contaminato anche noi che non sentiamo più bisogno del perdono, ci autogiustifichiamo e vediamo così facilmente il male nelle altre persone?
UN PROPOSITO UN’ INTERCESSIONE UN GRAZIE UN PERDONO
Un pensiero per riflettere Non chiamo infatti orazione quella di colui che non considera con chi parla, chi è che parla, cosa domanda e a chi domanda, benché muova molto le labbra. (S. Teresa d’Avila)