Mercoledì 10 luglio 2019

Gen 41,55-57; 42,5-7a.17-24a; Sal 32 Mt 10,1-7

In quel tempo, chiamati a sé i suoi dodici discepoli, Gesù diede loro potere sugli spiriti impuri per scacciarli e guarire ogni malattia e ogni infermità. I nomi dei dodici apostoli sono: primo, Simone, chiamato Pietro, e Andrea suo fratello; Giacomo, figlio di Zebedèo, e Giovanni suo fratello; Filippo e Bartolomeo; Tommaso e Matteo il pubblicano; Giacomo, figlio di Alfeo, e Taddeo; Simone il Cananeo e Giuda l’Iscariota, colui che poi lo tradì. Questi sono i Dodici che Gesù inviò, ordinando loro: «Non andate fra i pagani e non entrate nelle città dei Samaritani; rivolgetevi piuttosto alle pecore perdute della casa d’Israele. Strada facendo, predicate, dicendo che il regno dei cieli è vicino».

Cosa devono fare coloro che Gesù invia? Niente di straordinario apparentemente: annunciare che il regno dei cieli è vicino, a parole e ancor meglio con la testimonianza, perchè chi accoglierà questo messaggio, chi si convincerà che il regno d’amore di Dio esiste, è già qui e si dispone ad accoglierlo, potrà personalmente incontrare il Signore e riceverne gioia, consolazione e speranza.

UN PROPOSITO UN INTERCESSIONE UN GRAZIE UN PERDONO

Un pensiero per riflettere Quei monaci, però, adempiono il precetto del Signore, esercitando la pazienza anche nelle avversità e nelle umiliazioni, e, percossi su una guancia, presentano l’altra, cedono anche il mantello a chi strappa loro di dosso la tunica, quando sono costretti a fare un miglio di cammino ne percorrono due, come l’Apostolo Paolo sopportano i falsi fratelli e ricambiano con parole le offese e le ingiurie. (San Benedetto)