Martedì 31 luglio 2018
Ger 14,17b-22; Sal 78, Mt 13,36-43
36 Poi Gesù lasciò la folla ed entrò in casa; i suoi discepoli gli si accostarono per dirgli: «Spiegaci la parabola della zizzania nel campo». 37 Ed egli rispose: «Colui che semina il buon seme è il Figlio dell’uomo. 38 Il campo è il mondo. Il seme buono sono i figli del regno; la zizzania sono i figli del maligno, 39 e il nemico che l’ha seminata è il diavolo. La mietitura rappresenta la fine del mondo, e i mietitori sono gli angeli. 40 Come dunque si raccoglie la zizzania e si brucia nel fuoco, così avverrà alla fine del mondo. 41 Il Figlio dell’uomo manderà i suoi angeli, i quali raccoglieranno dal suo regno tutti gli scandali e tutti gli operatori di iniquità 42 e li getteranno nella fornace ardente dove sarà pianto e stridore di denti. 43 Allora i giusti splenderanno come il sole nel regno del Padre loro. Chi ha orecchi, intenda!
C’è sempre stato e c’è ancora chi cerca scorciatoie per eliminare la zizzania dal mondo. E non penso al lecito esercizio della giustizia umana che, se legato a leggi giuste, che tutelano il bene comune, ha un suo significato. Penso piuttosto ai giudizi che diamo sulle categorie di persone, senza le quali pensiamo che il mondo sarebbe migliore, dagli immigrati ai drogati, dagli zingari ai “matti”. Gesù sembra dirci che è difficile riconoscere la zizzania, perchè ogni semplificazione mette insieme zizzania e buon seme. Si convive con la zizzania, cercando di non esserlo noi, lasciando a Dio il compito del giudizio definitivo.
UN PROPOSITO UN’INTERCESSIONE UN GRAZIE UN PERDONO
UN PENSIERO PER RIFLETTERE Nella preghiera non si tratta di dire delle parole, ma di lasciarsi afferrare dalla Parola. (Pierre Talec)