Martedì 27 febbraio 2018

Is 1,10.16-20; Sal 49; Mt 23,1-12

In quel tempo Gesù si rivolse alla folla e ai suoi discepoli dicendo: «Sulla cattedra di Mosè si sono seduti gli scribi e i farisei. Praticate e osservate tutto ciò che vi dicono, ma non agite secondo le loro opere, perché essi dicono e non fanno. Legano infatti fardelli pesanti e difficili da portare e li pongono sulle spalle della gente, ma essi non vogliono muoverli neppure con un dito. Tutte le loro opere le fanno per essere ammirati dalla gente: allargano i loro filattèri e allungano le frange; si compiacciono dei posti d’onore nei banchetti, dei primi seggi nelle sinagoghe, dei saluti nelle piazze, come anche di essere chiamati “rabbì” dalla gente. Ma voi non fatevi chiamare “rabbì”, perché uno solo è il vostro Maestro e voi siete tutti fratelli. E non chiamate “padre” nessuno di voi sulla terra, perché uno solo è il Padre vostro, quello celeste. E non fatevi chiamare “guide”, perché uno solo è la vostra Guida, il Cristo. Chi tra voi è più grande, sarà vostro servo; chi invece si esalterà, sarà umiliato e chi si umilierà sarà esaltato».

Bando alle ipocrisie, sia altrui che nostre. Non troviamo la scusa che coloro che hanno più autorità nella chiesa non vivono ciò che annunciano per rifiutare anche l’annuncio stesso. La buona novella del Vangelo non è buona perchè lo sono i preti, ma perchè è buono Gesù. E se lì c’è il bene, è lì che dobbiamo rivolgere il nostro sguardo, i nostri sforzi e la nostra speranza. Ricordiamo sempre che è il Signore la guida e il sostegno alla nostra vita di fede e di carità.

OGGI: UN PROPOSITO (sulla speranza)

UN’ INTERCESSIONE (per la comunità)

UN GRAZIE (per il mio ambiente)

UN PERDONO

UN PENSIERO PER RIFLETTERE: Ci sono anime che si disperdono tanto a pensare che cosa fare, da non avere più il tempo di fare niente; e in ciò che riguarda la perfezione, che consiste nell’unione della nostra anima con la divina bontà, la questione è di sapere poco e fare molto. (Francesco di Sales)