Martedì 16 ottobre 2018

Gal 5,1-6; Sal 118 – Lc 11,37-41

37 Dopo che ebbe finito di parlare, un fariseo lo invitò a pranzo. Egli entrò e si mise a tavola. 38 Il fariseo si meravigliò che non avesse fatto le abluzioni prima del pranzo. 39 Allora il Signore gli disse: “Voi farisei purificate l’esterno della coppa e del piatto, ma il vostro interno è pieno di rapina e di iniquità. 40 Stolti! Colui che ha fatto l’esterno non ha forse fatto anche l’interno? 41 Piuttosto date in elemosina quel che c’è dentro, ed ecco, tutto per voi sarà mondo.

Leggendo mi chiedo: cosa vorrà dire dare in elemosina ciò che abbiamo dentro? Forse in primo luogo la frase sottintende che ciascuno di noi ha una ricchezza in sé, una grande ricchezza se ce n’è abbastanza da fare elemosina. Ma, soprattutto vuol dire che condividendo generosamente questa ricchezza, cioè noi stessi, si cammina verso la serenità, la beatitudine evangelica. Ci si realizza pienamente come persone, non secondo dei modelli stereotipati, ma secondo il modello originale che è ciascuno di noi. Donarsi, quanta paura, mettersi in gioco, com’è difficile. E voi, come interpretate l’affermazione di Gesù?

UN PROPOSITO UN’ INTERCESSIONE UN GRAZIE UN PERDONO

Un pensiero per riflettere Pretendere di entrare nel cielo senza prima entrare in noi stessi per meglio conoscerci e considerare la nostra miseria, per vedere il molto che dobbiamo a Dio e il bisogno che abbiamo della sua misericordia, è una vera follia. (S. Teresa d’Avila)