Martedì 14 agosto 2018
Ez 2,8 – 3,4; Sal 118; Mt 18,1-5.10.12-14
In quel momento i discepoli si avvicinarono a Gesù dicendo: «Chi dunque è più grande nel regno dei cieli?». Allora chiamò a sé un bambino, lo pose in mezzo a loro e disse: «In verità io vi dico: se non vi convertirete e non diventerete come i bambini, non entrerete nel regno dei cieli. Perciò chiunque si farà piccolo come questo bambino, costui è il più grande nel regno dei cieli. E chi accoglierà un solo bambino come questo nel mio nome, accoglie me. Guardate di non disprezzare uno solo di questi piccoli, perché io vi dico che i loro angeli nei cieli vedono sempre la faccia del Padre mio che è nei cieli. Che cosa vi pare? Se un uomo ha cento pecore e una di loro si smarrisce, non lascerà le novantanove sui monti e andrà a cercare quella che si è smarrita? In verità io vi dico: se riesce a trovarla, si rallegrerà per quella più che per le novantanove che non si erano smarrite. Così è volontà del Padre vostro che è nei cieli, che neanche uno di questi piccoli si perda».
Spesso ci diciamo che è meglio evitare le cattive compagnie. Per i farisei era proprio una regola. Spesso anche noi evitiamo coloro che fanno cose negative o appartengono a categorie che non ci piacciono, magari anche per validi motivi. Gesù su questo ci mostra grande apertura e testimonia la grande apertura di Dio stesso. Ma in particolare possiamo interpretare la pecora perduta come facente parte di un gregge, quello del popolo di Israele cui Gesù portava la buona notizia. Così per noi possono esserci pecore perdute del nostro gregge. Ci preoccupiamo per loro? Come?
UN PROPOSITO UN’INTERCESSIONE UN GRAZIE UN PERDONO
UN PENSIERO PER RIFLETTERE La morte non la si improvvisa, la si merita con tutta la vita. (San Massimiliano Kolbe)