Lunedì 23 aprile 2018

At 11,1-18; Sal 41; Gv 10,11-18

In quel tempo, Gesù disse: «Io sono il buon pastore. Il buon pastore dà la propria vita per le pecore. Il mercenario -che non è pastore e al quale le pecore non appartengono – vede venire il lupo, abbandona le pecore e fugge, e il lupo le rapisce e le disperde; perché è un mercenario e non gli importa delle pecore. Io sono il buon pastore, conosco le mie pecore e le mie pecore conoscono me, così come il Padre conosce me e io conosco il Padre, e do la mia vita per le pecore. E ho altre pecore che non provengono da questo recinto: anche quelle io devo guidare. Ascolteranno la mia voce e diventeranno un solo gregge, un solo pastore. Per questo il Padre mi ama: perché io do la mia vita, per poi riprenderla di nuovo. Nessuno me la toglie: io la do da me stesso. Ho il potere di darla e il potere di riprenderla di nuovo. Questo è il comando che ho ricevuto dal Padre mio».

Oggi si ricevono tanti messaggi, tante sollecitazioni sia tramite parole, sia tramite atteggiamenti così diffusi e amplificati dai mezzi di informazione da ritenerli comuni a tutte le persone e quindi normali. E’ sempre più difficile ascoltare la voce del pastore, sia nel silenzio della preghiera, sia nelle relazioni con i fratelli. Ma una cosa distingue la voce del pastore dalle altre: egli è disposto a dare la vita per te. Devono avere un peso diverso per noi le parole delle persone che per quelle parole sono disposte a dare la vita e delle persone che per noi si sono messe davvero in gioco.

OGGI: UN PROPOSITO UN’ INTERCESSIONE UN GRAZIE UN PERDONO

UN PENSIERO PER RIFLETTERE Guardiamo con attenzione, fratelli tutti, il buon pastore, che per salvare le sue pecore sostenne la passione della croce. Le pecore del Signore l’hanno seguito “nella tribolazione e nella persecuzione” (cf. Gv 10,4), nella vergogna e nella “fame” (cf. Rm 8,35), nell’infermità e nella tentazione e in altre simili cose, e per questo hanno ricevuto dal Signore la vita eterna. Perciò è grande vergogna per noi, servi di Dio, che i santi hanno compiuto le opere e noi vogliamo ricevere gloria e onore con il solo raccontarle. (San Francesco d’Assisi)