Lunedì 13 agosto 2014
Ez 1,2-5.24-28; Sal 148; Mt 17,22-27
In quel tempo, mentre si trovavano insieme in Galilea, Gesù disse ai suoi discepoli: «Il Figlio dell’uomo sta per essere consegnato nelle mani degli uomini e lo uccideranno, ma il terzo giorno risorgerà». Ed essi furono molto rattristati. Quando furono giunti a Cafàrnao, quelli che riscuotevano la tassa per il tempio si avvicinarono a Pietro e gli dissero: «Il vostro maestro non paga la tassa?». Rispose: «Sì». Mentre entrava in casa, Gesù lo prevenne dicendo: «Che cosa ti pare, Simone? I re della terra da chi riscuotono le tasse e i tributi? Dai propri figli o dagli estranei?». Rispose: «Dagli estranei». E Gesù replicò: «Quindi i figli sono liberi. Ma, per evitare di scandalizzarli, va’ al mare, getta l’amo e prendi il primo pesce che viene su, aprigli la bocca e vi troverai una moneta d’argento. Prendila e consegnala loro per me e per te».
Gesù annuncia la risurrezione e i suoi discepoli si rattristano? E’ proprio così, perché quella promessa esaltante richiederà la morte del Signore, la sua sofferenza, la persecuzione. E spesso anche noi, pur sapendo con la mente che darsi certi valori come obiettivo è l’unico modo per una vita degna, che non muore, ma rinasce sempre, fino a risorgere misteriosamente dopo la morte fisica, pur credendoci, magari annunciandolo, siamo rattristati dalle tappe del percorso che ci conduce lì: ci piacerebbe ci fossero scorciatoie. Le scorciatoie ci sono, ma conducono in posti sbagliati.
UN PROPOSITO UN’INTERCESSIONE UN GRAZIE UN PERDONO
UN PENSIERO PER RIFLETTERE Per la grazia di Dio, l’anima dell’uomo fedele, che è la più degna di tutte le creature, è più grande del cielo, poiché i cieli con tutte le altre creature non possono contenere il Creatore, mentre la sola anima fedele è sua dimora e sede, e ciò soltanto grazie alla carità di cui gli empi sono privi, come afferma la Verità stessa: “Chi mi ama sarà amato dal Padre mio, e io lo amerò, e verremo a lui e faremo dimora presso di lui” (S. Chiara d’Assisi)