Lunedì – 11 settembre 2017
Col 1,24-2,3; Sal 61; Lc 6,6-11
6 Un altro sabato egli entrò nella sinagoga e si mise a insegnare. Ora c’era là un uomo, che aveva la mano destra
inaridita. 7
Gli scribi e i farisei lo osservavano per vedere se lo guariva di sabato, allo scopo di trovare un capo di
accusa contro di lui. 8
Ma Gesù era a conoscenza dei loro pensieri e disse all’uomo che aveva la mano inaridita:
«Alzati e mettiti nel mezzo!». L’uomo, alzatosi, si mise nel punto indicato. 9
Poi Gesù disse loro: «Domando a voi: E’ Lecito in giorno di sabato fare del bene o fare del male, salvare una vita o perderla?». 10 E volgendo tutt’intorno lo sguardo su di loro, disse all’uomo: «Stendi la mano!». Egli lo fece e la mano guarì. 11 Ma essi furono pieni di rabbia e discutevano fra di loro su quello che avrebbero potuto fare a Gesù.
Leggendo questo brano mi viene in mente che nella nostra era della comunicazione, in cui riceviamo e mandiamo maree
di messaggi, usiamo un’infinità di parole, conosciamo e siamo conosciuti da tante persone, ebbene mi chiedo se diamo
ancora valore a piccoli-grandi gesti di amore verso il prossimo e se sappiamo ancora cogliere il valore dei piccoli gesti che il prossimo ha verso di noi. O magari ci preoccupiamo solo di come appariranno agli altri, di come comunicarli ufficialmente, di come renderli pubblici o nasconderli. E ce ne perdiamo il valore autentico.
Un pensiero per riflettere
L’Eucaristia è istituita perché diventiamo fratelli; viene celebrata perché da estranei e indifferenti gli uni gli altri,
diventiamo uniti, uguali ed amici; è data perché, da massa apatica e fra sé divisa, se non avversaria, diventiamo un popolo che ha un cuore solo e un’anima sola. (Giovanni Paolo II)