Giovedì 9 novembre 2017

DEDICAZIONE BASILICA LATERANENSE (f)   Ez 47,1-2.8-9.12; Sal 45 Gv 2,13-22

Si avvicinava intanto la Pasqua dei Giudei e Gesù salì a Gerusalemme. Trovò nel tempio gente che vendeva buoi, pecore e colombe, e i cambiavalute seduti al banco. Fatta allora una sferza di cordicelle, scacciò tutti fuori del tempio con le pecore e i buoi; gettò a terra il denaro dei cambiavalute e ne rovesciò i banchi, e ai venditori di colombe disse: “Portate via queste cose e non fate della casa del Padre mio un luogo di mercato”. I discepoli si ricordarono che sta scritto: Lo zelo per la tua casa mi divora. Allora i Giudei presero la parola e gli dissero: “Quale segno ci mostri per fare queste cose?”. Rispose loro Gesù: “Distruggete questo tempio e in tre giorni lo farò risorgere”. Gli dissero allora i Giudei: “Questo tempio è stato costruito in quarantasei anni e tu in tre giorni lo farai risorgere?”. Ma egli parlava del tempio del suo corpo. Quando poi fu risuscitato dai morti, i suoi discepoli si ricordarono che aveva detto questo, e credettero alla Scrittura e alla parola detta da Gesù.

Gesù ci dice in questo brano che il vero tempio è lui. Frequentare il tempio vuol dire frequentare lui, entrare in comunione con lui. Nella prima parte del brano inoltre ci invita a non fare del luogo della nostra assemblea un luogo di mercato (ma su questo siamo tutti d’accordo). L’invito di Gesù però va visto anche come ridare sacralità a ciò che è sacro e su questo punto forse a volte dobbiamo correggerci, perchè la nostra presenza in Chiesa talvolta è superficiale, un po’ distratta, non consapevole della sacralità del luogo che stiamo frequentando.

Un pensiero per riflettere. I popoli hanno certo necessità di libertà politica, di aiuti, di commerci, di giustizia internazionale, di salvaguardia dei loro diritti; ma non dimentichiamo che hanno soprattutto bisogno di Gesù Cristo. (Padre Paolo Manna)