Giovedì 8 febbraio 2018

1Re 11,4-13 – Sal 105 – Mc 7,24-30

In quel tempo Gesù, Partito di là, andò nella regione di Tiro. Entrato in una casa, non voleva che alcuno lo sapesse, ma non poté restare nascosto. Una donna, la cui figlioletta era posseduta da uno spirito impuro, appena seppe di lui, andò e si gettò ai suoi piedi. Questa donna era di lingua greca e di origine siro-fenicia. Ella lo supplicava di scacciare il demonio da sua figlia. Ed egli le rispondeva: «Lascia prima che si sazino i figli, perché non è bene prendere il pane dei figli e gettarlo ai cagnolini». Ma lei gli replicò: «Signore, anche i cagnolini sotto la tavola mangiano le briciole dei figli». Allora le disse: «Per questa tua parola, va’: il demonio è uscito da tua figlia». Tornata a casa sua, trovò la bambina coricata sul letto e il demonio se n’era andato.

Una donna e per di più straniera ha capito che basta una briciola che provenga autenticamente da Gesù per venir fuori da una situazione difficile, disperata. Mi fa venire in mente che mio padre per tanti anni, a causa dell’abitudine presa durante la guerra, raccoglieva e mangiava tutte le briciole sul tavolo e noi figli lo prendevamo in giro. Questo è un esempio di cosa vuol dire essere affamati di Gesù, al punto di gettarci ai suoi piedi e raccogliere, accogliere anche le briciole che ci vengono dall’incontro con lui (anche se a volte siamo distratti da tante cose). Non sentiamoci mai indegni di incontrarlo, per non rischiare di perderci anche solo una possibile briciola di lui.

UN PENSIERO PER RIFLETTERE: Che cosa possiamo offrire, i concreto, agli altri quando noi stessi non abbiamo saputo accumulare nulla in noi? Procuriamoci anzitutto una riserva di pensieri, di energie, di preghiere. Allora la nostra pienezza traboccherà sugli altri e questo fiume interiore di vita non potrà mai inaridire, perché la propria sorgente è nel Signore. (Elisabetta Leseur)