Giovedì 4 gennaio 2018
1Gv 3,7-10; Sal 97; Gv 1,35-42
In quel tempo, Giovanni stava con due dei suoi discepoli e, fissando lo sguardo su Gesú che passava, disse: «Ecco l’agnello di Dio!». E i suoi due discepoli, sentendolo parlare così, seguirono Gesú. Gesú allora si voltò e, osservando che essi lo seguivano, disse loro: «Che cosa cercate?». Gli risposero: «Rabbì – che, tradotto, significa Maestro –, dove dimori?». Disse loro: «Venite e vedrete». Andarono dunque e videro dove egli dimorava e quel giorno rimasero con lui; erano circa le quattro del pomeriggio. Uno dei due che avevano udito le parole di Giovanni e lo avevano seguito, era Andrea, fratello di Simon Pietro. Egli incontrò per primo suo fratello Simone e gli disse: «Abbiamo trovato il Messia» – che si traduce Cristo – e lo condusse da Gesú. Fissando lo sguardo su di lui, Gesú disse: «Tu sei Simone, il figlio di Giovanni; sarai chiamato Cefa» – che significa Pietro.
La nostra fede non è una fede in una serie di precetti. Le regole, i precetti sono strumenti che ci possiamo dare. La nostra è fede in una persona e si concretizza solo attraverso l’incontro personale con questa persona, cui si giunge certamente attraverso altre persone che ci invitano, che ci indicano la strada, che si concretizza attraverso l’ascolto della Parola di Dio che lo annuncia. Ma ognuno di noi, come Simone, dall’incontro con Gesù vedrà trasformata la propria vita in modo originale e unico.
UN PENSIERO PER RIFLETTERE: Noi dobbiamo compiacerci grandemente del fatto che il nostro Dio abiti nella nostra anima e dobbiamo compiacerci ancora di più che la nostra anima abita in Dio. Ed il posto in cui la nostra anima abita è in Dio che esisteva prima che tutto fosse stato creato. Vedere e sapere che Dio, che è il nostro creatore, abita nella nostra anima è una profonda illuminazione interiore. (Giuliana da Norwich)