Giovedì 23 maggio 2019

At 15,7-21; Sal 95; Gv 15,9-11

In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: «Come il Padre ha amato me, anche io ho amato voi. Rimanete nel mio amore. Se osserverete i miei comandamenti, rimarrete nel mio amore, come io ho osservato i comandamenti del Padre mio e rimango nel suo amore. Vi ho detto queste cose perché la mia gioia sia in voi e la vostra gioia sia piena».

Ci sono delle volte in cui parliamo a qualcuno in modo anche duro, determinato ( o qualcuno lo fa con noi) concludendo con la frase “è per il tuo bene” (“è per la tua gioia”). Ma quelle parole non sembrano finalizzate al bene o alla gioia, perché magari creano sensi di colpa o invitano a essere diversi da come si è. Ancora di più se tali parole comprendono dei comandi. Eppure quando le pronunciamo o ci vengono rivolti in buona fede quei comandi possono avere il germe della gioia, la stessa che ha promesso Gesù e che chiama gioia piena, cioè non tanto o non solo la gioia spensierata, ma quella interiore, piena di senso, capace di farci gustare i momenti felici, di rasserenarci in quelli tristi, di darci slancio nella routine.

UN PROPOSITO UN’ INTERCESSIONE UN GRAZIE UN PERDONO

UN PENSIERO PER RIFLETTERE Vi sono uomini, che sono vecchi fin dalla prima età. Volti verso un passato recente o antico, non possono accettare i cambiamenti che si operano intorno a loro. Lungi dall’assecondarli li subiscono, «sogghignano e scuotono la testa.“ (fraire Roger di Taizè)