Giovedì 14 giugno 2018

1Re 18,41-46; Sal 63; Mt 5,20-26

In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: « Io vi dico infatti: se la vostra giustizia non supererà quella degli scribi e dei farisei, non entrerete nel regno dei cieli. Avete inteso che fu detto agli antichi: Non ucciderai; chi avrà ucciso dovrà essere sottoposto al giudizio. Ma io vi dico: chiunque si adira con il proprio fratello dovrà essere sottoposto al giudizio. Chi poi dice al fratello: “Stupido”, dovrà essere sottoposto al sinedrio; e chi gli dice: “Pazzo”, sarà destinato al fuoco della Geènna. Se dunque tu presenti la tua offerta all’altare e lì ti ricordi che tuo fratello ha qualche cosa contro di te, lascia lì il tuo dono davanti all’altare, va’ prima a riconciliarti con il tuo fratello e poi torna a offrire il tuo dono. Mettiti presto d’accordo con il tuo avversario mentre sei in cammino con lui, perché l’avversario non ti consegni al giudice e il giudice alla guardia, e tu venga gettato in prigione. In verità io ti dico: non uscirai di là finché non avrai pagato fino all’ultimo spicciolo!»

Se si riesce davvero a vivere con lo stile che Gesù propone ai suoi discepoli diventa davvero quasi superfluo l’annuncio esplicito del Vangelo. Infatti quando incontriamo persone che vivono così ci viene spontaneo ammirarle e chiederci di dove provenga a loro tanta forza e coraggio. E se non rinunciamo a cercare la loro fonte è probabile che incontreremo il Signore o se, nella cultura in cui viviamo non è presente il cristianesimo o è presente un cristianesimo “annacquato”, incontreremo una sua manifestazione, pur incompleta, in qualche religione o filosofia che ci preparerà a ricevere pienamente, quando le circostanze lo consentiranno, il dono pieno della fede cristiana.

OGGI: UN PROPOSITO UN’ INTERCESSIONE UN GRAZIE UN PERDONO

UN PENSIERO PER RIFLETTERE Ho imparato, mediante amare esperienze, una lezione suprema: a preservare la mia rabbia; e, come il calore che non si disperde si converte in energia, così la nostra rabbia dominata può trasformarsi in una forza capace di muovere il mondo. (Mahatma Gandhi)