Giovedì, 14 dicembre 2017
Is 41,13-20; Sal 144; Mt 11,11-15
In quel tempo, Gesù disse alla folla: «In verità io vi dico: fra i nati da donna non è sorto alcuno più grande di Giovanni il Battista; ma il più piccolo nel regno dei cieli è più grande di lui. Dai giorni di Giovanni il Battista fino ad ora, il regno dei cieli subisce violenza e i violenti se ne impadroniscono. Tutti i Profeti e la Legge infatti hanno profetato fino a Giovanni. E, se volete comprendere, è lui quell’Elia che deve venire. Chi ha orecchi, ascolti!»
Il regno dei cieli subiva violenza ai tempi di Giovanni Battista, prima di Gesù, e la violenza prevaleva. Cos’ha cambiato Gesù? Gesù ha annunciato la buona novella, cioè che Dio ha deciso di intervenire nella storia con suo Figlio, ha deciso di intervenire lui stesso e, attraverso l’esperienza di Gesù ha realizzato la vittoria sulla violenza, che anche su di lui si è accanita. La sua risurrezione, il suo messaggio d’amore totale, hanno vinto la violenza e inaugurato il regno del bene cui tutti siamo chiamati a partecipare. Questa decisione di Dio ricordiamo nel Natale.
UN PENSIERO PER RIFLETTERE Il Vangelo è proprio il Vangelo dell’antipaura. Sì, perché il Signore rivolge a ciascuno dì noi la stessa esortazione che l’angelo rivolse alla Vergine dell’Avvento e dell’Attesa: «Non temere, Maria! Non aver paura, Chiesa!». Vedete: la paura ha la stessa radice di pavimento. Viene dal latino «pavére»: significa battere il terreno per allivellarlo. Anche terrore ha la stessa radice di terra. Paura, quindi, è la conseguenza dell’essere battuto, appiattito, allivellato, calpestato. Ora che cosa mi dice il Signore di fronte a queste paure? «Rimani lì steso sul pavimento? Rimani appiattito, atterrato?» No! Mi dice la stessa cosa che ha detto a Maria «Non temere!» (Don Tonino Bello)