Giovedì 10 maggio 2018

At 18,1-8; Sal 97; Gv 16,16-20

In quel tempo, disse Gesù ai suoi discepoli: «Un poco e non mi vedrete più; un poco ancora e mi vedrete». Allora alcuni dei suoi discepoli dissero tra loro: «Che cos’è questo che ci dice: “Un poco e non mi vedrete; un poco ancora e mi vedrete”, e: “Io me ne vado al Padre”?». Dicevano perciò: «Che cos’è questo “un poco”, di cui parla? Non comprendiamo quello che vuol dire». Gesù capì che volevano interrogarlo e disse loro: «State indagando tra voi perché ho detto: “Un poco e non mi vedrete; un poco ancora e mi vedrete”? In verità, in verità io vi dico: voi piangerete e gemerete, ma il mondo si rallegrerà. Voi sarete nella tristezza, ma la vostra tristezza si cambierà in gioia».

Quando uno si sente credente in Dio è portato a pensare che dovrebbe ormai vivere serenamente e nella gioia. Quando ciò non accade può dubitare che la propria sia una fede autentica. Può pensare di non essere davvero capace di mettersi nelle mani di Dio, quanto piuttosto di valutare le cose secondo la logica del mondo. Sarà anche vero che le cose stanno così, ma è consolante che Gesù stesso parli di sentimenti di tristezza e di sconforto come situazioni con cui convivere. Ci invita però a mai disperare, quanto piuttosto a sperare, sperare nella sua promessa, resa reale dalla presenza dello Spirito Santo nella nostra vita.

UN PROPOSITO UN’ INTERCESSIONE UN GRAZIE UN PERDONO

UN PENSIERO PER RIFLETTERE Se solo conservaste in cuore lo stupore per i quotidiani miracoli della vita, il dolore non vi parrebbe meno meraviglioso della gioia. (Kahlil Gibran)