Domenica 17 giugno 2018

Ez 17,22-24; Sal 91; 2Cor 5,6-10; Mc 4,26-34

Diceva: «Così è il regno di Dio: come un uomo che getta il seme sul terreno; 27dorma o vegli, di notte o di giorno, il seme germoglia e cresce. Come, egli stesso non lo sa. Il terreno produce spontaneamente prima lo stelo, poi la spiga, poi il chicco pieno nella spiga; e quando il frutto è maturo, subito egli manda la falce, perché è arrivata la mietitura».

Diceva: «A che cosa possiamo paragonare il regno di Dio o con quale parabola possiamo descriverlo? È come un granello di senape che, quando viene seminato sul terreno, è il più piccolo di tutti i semi che sono sul terreno; ma, quando viene seminato, cresce e diventa più grande di tutte le piante dell’orto e fa rami così grandi che gli uccelli del cielo possono fare il nido alla sua ombra».

Con molte parabole dello stesso genere annunciava loro la Parola, come potevano intendere. Senza parabole non parlava loro ma, in privato, ai suoi discepoli spiegava ogni cosa.

Così è il regno di Dio: come un uomo che getta il seme sul terreno. Quindi diventiamo come agricoltori che sanno seminare del bene, grande o piccolo. Da questo, non si sa neanche bene come avvenga, maturano altri frutti di bene, cresce in noi che seminiamo e in coloro che raccolgono frutti la coscienza che il bene vince, alla fine. Nella fede però noi conosciamo, se non il meccanismo, almeno l’autore della prodigiosa maturazione anche del più piccolo seme, Gesù.

UN PROPOSITO UN’ INTERCESSIONE UN GRAZIE UN PERDONO

UN PENSIERO PER RIFLETTERE L’uomo contemporaneo ascolta più volentieri i testimoni che i maestri; o se ascolta i maestri, lo fa perché sono dei testimoni. (Paolo VI)