Venerdì 22 dicembre 2017

1Sam 1,24-28; Cant. 1Sam 2,1.4-8; Lc 1,46-55

In quel tempo, Maria disse: «L’anima mia magnifica il Signore e il mio spirito esulta in Dio, mio salvatore, perché ha guardato l’umiltà della sua serva. D’ora in poi tutte le generazioni mi chiameranno beata. Grandi cose ha fatto per me l’Onnipotente e Santo è il suo nome; di generazione in generazione la sua misericordia per quelli che lo temono. Ha spiegato la potenza del suo braccio, ha disperso i superbi nei pensieri del loro cuore; ha rovesciato i potenti dai troni, ha innalzato gli umili; ha ricolmato di beni gli affamati, ha rimandato i ricchi a mani vuote. Ha soccorso Israele, suo servo, ricordandosi della sua misericordia, come aveva detto ai nostri padri, per Abramo e la sua discendenza, per sempre».

Forse spesso ci sembra che questa bellissima preghiera sia un’utopia, perchè, pur desiderandolo ardentemente, non riusciamo a vedere realizzate le promesse di cui parla. Tutti noi, credo, vorremmo veder prevalere le ragioni dei deboli su quelle dei forti, degli umili su quelle dei prepotenti, degli affamati su quelle dei sazi. Ma se davvero sentissimo profonda questa convinzione, come Maria, Dio avrebbe già convertito noi a questa logica (ma forse abbiamo ancora strada da fare). E se molti si convertiranno, anche grazie alle Marie che si sentiranno in prima persona, nella propria umiltà e indegnità, salvate da Dio, allora la promessa si realizzerà pienamente, dal basso, nella storia. Preghiamo quindi con fiducia e speranza il Magnificat.

UN PENSIERO PER RIFLETTERE: Cantiamo qui l’alleluia, mentre siamo ancora privi di sicurezza, per poterlo cantare lassù, ormai sicuri. Qui nell’ansia, lassù nella tranquillità. Qui nella speranza, lassù nella realtà. Qui da esuli e pellegrini, lassù nella patria. Cantiamo da viandanti. Canta ma cammina. Canta e cammina. (S. Agostino)