Mercoledì, 13 dicembre 2017

Is 40,25-31; Sal 102; Mt 11,28-30

In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: «Venite a me, voi tutti che siete stanchi e oppressi, e io vi darò ristoro. Prendete il mio giogo sopra di voi e imparate da me, che sono mite e umile di cuore, e troverete ristoro per la vostra vita. Il mio giogo infatti è dolce e il mio peso leggero».

Venite a me dice Gesù. Ma venite dove? Ecco, in questo periodo di avvento lui ci chiama a Betlemme, dove si realizzerà un grande mistero: il Dio creatore, si farà creatura. Così renderà visibile il suo essere. Un bambino che nascerà in una mangiatoia sarà l’immagine di Dio unita a quella di un uomo inchiodato sulla croce. Cos’hanno in comune? Sono simboli d’amore, tenero e determinato, che sa offrirsi per tutti e farsi accogliere da tutti. Egli è allo stesso tempo giogo che impegna e ristoro che intenerisce e consola. Sforziamoci di entrare in questo mistero e speriamo di innamorarcene.

UN PENSIERO PER RIFLETTERE Nell’aridità e nel vuoto l’anima diventa umile. L’orgoglio di un tempo sparisce quando in se stessi non si trova più nulla che dia l’autorizzazione a guardare gli altri dall’alto in basso. L’anima deve considerare l’aridità e il buio come buoni presagi: come segni che Iddio le sta al fianco, liberandola da se stessa, strappandole di mano l’iniziativa. (Santa Teresa Benedetta della Croce – Edith Stein)