Martedì 5 dicembre 2017
Is 11,1-9; Sal 71; Lc 10,21-24
In quella stessa ora Gesù esultò di gioia nello Spirito Santo e disse: «Ti rendo lode, o Padre, Signore del cielo e della terra, perché hai nascosto queste cose ai sapienti e ai dotti e le hai rivelate ai piccoli. Sì, o Padre, perché così hai deciso nella tua benevolenza. Tutto è stato dato a me dal Padre mio e nessuno sa chi è il Figlio se non il Padre, né chi è il Padre se non il Figlio e colui al quale il Figlio vorrà rivelarlo». E, rivolto ai discepoli, in disparte, disse: «Beati gli occhi che vedono ciò che voi vedete. Io vi dico che molti profeti e re hanno voluto vedere ciò che voi guardate, ma non lo videro, e ascoltare ciò che voi ascoltate, ma non lo ascoltarono».
Per cogliere il senso dell’incarnazione di Dio in un bambino non serve la scienza, ma un cuore grande. Solo il cuore aperto come quello dei piccoli, capace ancora di sorprendersi, potrà accettare che il Grande Dio dei Cieli si riveli a noi attraverso la vita di un uomo, Gesù, che assume la natura umana in tutte le sue sfaccettature, proprio perchè i nostri occhi incontrando la sua persona spiritualmente, ma anche fisicamente in ogni essere umano, possano vedere ed ascoltare ciò che tutti vorrebbero vedere e ascoltare: l’amore.
UN PENSIERO PER RIFLETTERE: Molto spesso mi viene in mente di percorrere le Università d’Europa e di mettermi a gridare qua e là come un pazzo e scuotere coloro che hanno più scienza che carità con queste parole: ahimè, quale gran numero di anime, per colpa vostra viene escluso dal cielo e cacciato nell’inferno. (Francesco Saverio)