Sabato, 2 dicembre 2017

Dn 7,15-27; Dn 3,82-87; Lc 21,34-36

In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: «State attenti a voi stessi, che i vostri cuori non si appesantiscano in dissipazioni, ubriachezze e affanni della vita e che quel giorno non vi piombi addosso all’improvviso; come un laccio infatti esso si abbatterà sopra tutti coloro che abitano sulla faccia di tutta la terra. Vegliate in ogni momento pregando, perché abbiate la forza di sfuggire a tutto ciò che sta per accadere e di comparire davanti al Figlio dell’uomo».

Domani comincia il tempo dell’avvento, dell’attesa di uno degli eventi centrali della nostra fede:l’incarnazione di Dio. Questo brano conclude il discorso escatologico dandoci una traccia, uno strumento per riuscire a vivere sapendo che il regno di Dio è già in mezzo a noi. Lo strumento è la preghiera, il dialogo con Dio, attraverso la sua Parola e il confronto con i fratelli. La prima motivazione per dedicare del tempo alla preghiera è perché lo faceva Gesù. A volte ci sembrerà inutile farlo, non ne avremmo stimolo, ma l’abitudine alla preghiera ci permetterà di godere dei suoi frutti nel momento in cui il nostro spirito sarà più debole o avrà bisogno di un’iniezione di coraggio o ci serva discernimento per fare scelte importanti.

Un pensiero per riflettere Fatti coraggio, perché temi, anima mia? Sono settant’anni che servi Iddio ed hai paura? (S. Ilarione)