La Quaresima dedicata a MARTA E MARIA
La QUARESIMA DI FRATERNITA’ della nostra UNITA’ PASTORALE sarà dedicata a sostenere l’attività dell’associazione MARTA E MARIA che ospita donne in difficoltà presso la ex casa opere di Mussotto
L’Organizzazione di Volontariato “Marta e Maria” è nata nel giugno 2005 dall’esperienza del Centro d’Ascolto Caritas della parrocchia di Santa Margherita di Alba che ha portato alla necessità di organizzarsi in una Associazione vera e propria per attuare collaborazioni più stabili e rinforzare, per quanto possibile, quella parte di volontariato cittadino dedicato alle donne in difficoltà abitativa e lavorativa, donne costrette a subire violenze, donne sole con bambini.
L’iniziativa di aprire un Centro d’Accoglienza ha avuto il sostegno economico della Caritas di Alba, degli Enti Pubblici titolari dei Servizi Socio – Assistenziali e del Comune.
Le ospiti, dopo un periodo di prova necessario per valutare da entrambe le parti la sostenibilità del progetto, ricevono aiuto in collaborazione con le Assistenti Sociali di territorio, per la ricerca di un posto di lavoro, per l’inserimento dei figli nelle Strutture Scolastiche e per la ricerca di un’abitazione autonoma per la cui locazione l’Associazione si pone come garante.
Nei primi anni si sono utilizzati alloggi nel centro storico, poi una casa indipendente nella stessa zona.
Da gennaio 2014 l’Associazione ha iniziato la ristrutturazione della “Casa Opere” di Mussotto, un edificio che la Parrocchia del Mussotto ha dato in comodato d’uso gratuito per vent’anni con l’impegno di ristrutturare l’intera struttura. L’opera è terminata il 27 giugno 2015 con l’inaugurazione della “Casa di Marta e Maria”.
Dalla riqualificazione dello stabile si sono ottenuti tre piani oggi così utilizzati:
Il piano terra dispone di vari locali di servizio: un ufficio, un magazzino, una dispensa, una lavanderia, dei servizi igienici, un salone polifunzionale e un bilocale destinato ai volontari-portieri sociali.
Il primo piano serve a ospitare il centro di accoglienza costituito da una grande cucina comune e 6 camere con servizi.
Il secondo piano è costituito da cinque minialloggi, in regime di social housing per un periodo di 18 mesi, locati a donne sole o con bambini che hanno iniziato un cammino di autonomia grazie ad un lavoro sebbene a volte precario.
Il centro è autogestito dalle ospiti sotto il controllo dei volontari che passano più volte al giorno, provvedono a non fare mancare i beni di prima necessità e controllano che tutte rispettino il regolamento che firmano al loro ingresso. Altro compito dei volontari è di aiutare le ospiti nella gestione dei figli e nell’inserimento graduale nell’ambito lavorativo e sociale in collaborazione con l’ente che le ha accompagnate.
L’organizzazione non si limita alla accoglienza cosiddetta “d’urgenza” ospitando le donne in comunità offrendo loro un letto e cibo, ma cerca di accompagnarle nei vari ambiti della vita sociale: ricerca e mantenimento di un lavoro stabile, gestione dei figli, del denaro e della quotidianità, creazione di reti amicali di riferimento e nuove relazioni con gli stessi volontari ma anche con gli abitanti della zona che costituiscono una risorsa nella fase successiva di completa autonomia.
I volontari rappresentano un riferimento amicale anche dopo il periodo di accoglienza, come dimostrano le molte relazioni che si sono mantenute con le donne fino ad oggi accolte. Questo è un altro importante elemento per la costituzione di un vero patrimonio sociale, che deve essere di lunga durata e non solo limitato al periodo dell’emergenza.
Abbiamo rivolto alcune domande ad un’ospite della struttura.
Qual è la sua storia e cosa l’ha portata a chiedere ospitalità all’associazione?
Mi sono sposata in Marocco con un uomo che era rientrato dall’Italia perchè non riusciva a lavorare con continuità. Abbiamo avuto due figli ma lui si è rivelato poco responsabile verso me e loro, non garantendoci una vita dignitosa. Io, pur avendo studiato fino al secondo anno di università in Marocco riuscivo a trovare solo lavori sottopagati. Quindi, visto che sia mio marito che uno dei miei figli sono malati e che i ragazzi dovevano frequentare le scuole si è deciso di venire in Italia. Prima mio marito e poi abbiamo ottenuto il visto anche noi tre. In Italia avrei potuto curare mio figlio e far frequentare asilo e scuole pubbliche che qui non si devono pagare. Dato che mio marito continuava a non occuparsi di noi, ho ricevuto ospitalità da una mia sorella a Bra, finchè non ha dovuto emigrare in Germania. Sono perciò rimasta sola ed è allora che la provvidenza, nei panni dell’associazione, mi ha fatto posto qui.
Cosa ricevi da Marta e Maria?
Qui ho avuto a disposizione una camera, un bagno e una cucina in comune e questo mi consente di condurre una vita dignitosa, di curare mio figlio e di mandarli entrambi in una scuola pubblica. Questa sistemazione mi sa di casa perchè nella camera sono io con i miei figli. L’associazione mi aiuta non solo con le camere e il sostegno per mangiare, ma anche nei contatti con i servizi sociali e con le istituzioni per ottenere il permesso di soggiorno.
Come vedi e cosa speri nel tuo futuro?
Innanzitutto spero di ottenere il permesso di soggiorno per poter lavorare secondo le regole. Poi, raggiunta un’autonomia economica vorrei trovare una casa per me e i miei figli. Non voglio tornare in Marocco perchè penso che qui per loro ci siano più possibilità. Il più grande è intelligente e migliorando nell’impegno spero possa proseguire negli studi dopo la scuola media.
LINK UTILI PER APPROFONDIRE