n. 103 del 16 Dicembre 2019
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LA LETTERA DEL PARROCO
Cari amici di Mussotto, Piana Biglini e Scaparoni
è bello avere delle persone a cui augurare un buon, lieto e sereno Natale.
Ho usato questi tre aggettivi perché sono quelli che risuonano di più sulle nostre labbra, in questa lunga pausa di fine e inizio d’anno.
Quest’anno il Natale ricorre a metà settimana, si entra in pieno clima di festa già con Domenica 22 Dicembre.
Personalmente ritengo questo periodo dell’anno il più bello per rinnovare, rinsaldare amicizie, dimenticare eventuali torti subiti.
Tutto aiuta in questa direzione: le lunghe notti, il freddo, sovente la neve, per cui la famiglia sta più insieme e mi auguro che i vostri figli spengano i loro telefonini, per dialogare, parlare con voi.
Costruisco questa mia lettera augurio, proprio sui tre aggettivi a cui accennavo all’inizio della mia lettera.
VI AUGURO UN BUON NATALE.
Spero possiate partecipare alla S.Messa della Natività del Signore, che viene anticipata ormai in tutte le Chiese prima della Mezzanotte.
Tale consuetudine era dovuta al fatto che era necessario in passato il digiuno dalla mezzanotte per potere fare la Comunione. Oggi i testi liturgici affermano: S.Messa della notte di Natale.
La seconda lettura biblica che ascolterete, tratta dalla lettera a Tito dell’Apostolo Paolo, così risuona: “ E’ apparsa la bontà di Dio, che porta la salvezza a tutti gli uomini, e ci insegna a vivere in questo mondo con sobrietà, con giustizia e con pietà, nell’attesa della beata speranza e della manifestazione della gloria del nostro grande Dio e salvatore Gesù Cristo”
Quando pensiamo alle persone che incontriamo ogni giorno: in casa, nei nostri ambienti di lavoro oppure di divertimento, viene spontaneo affermare: è una persona veramente buona.
Il mio primo augurio è proprio questo: chi ti stringe la mano e ti augura buon Natale, possa avvertire che non sono parole di circostanza, ma scaturiscono da un modo di vivere che è veramente tale. “Che piacere rivederti, mi comunichi speranza e fiducia”.
VI AUGURO UN LIETO NATALE
Porto sempre nel mio cuore le parole con cui l’Apostolo Paolo termina le lettere che scrive alle sue comunità.
Scelgo quella che si trova nella lettera alla comunità di Filippi, la più cara e amata dal’Apostolo: “Siate sempre lieti nel Signore, ve lo ripeto: siate lieti. Il Signore è vicino”. Colgo qui la vera novità del Natale, e la radice profonda e non superficiale della nostra gioia: il Signore è vicino, segue il tuo cammino, sempre ma in modo particolare quando le prove e le difficoltà della vita sembrano sommergerti, e ti viene spontaneo affermare: il Signore è con noi, si o no? E’ la crisi di fede che sorprese Pietro quando sul lago di Tiberiade la sua fragile barca stava per affondare e Gesù dormiva… “Uomo di poca fede, perché hai dubitato”.
Natale è questa lieta notizia, che non ti deve mai abbandonare. Il Signore è vicino, cammina con te, ti sostiene. Ma lo fa con discrezione, che solo chi ama conosce. Sono sempre più convinto che lui ci accompagna, che il suo Spirito ci sussurra pensieri di pace, di misericordia, che noi cerchiamo di non sentire,di spegnere.
VI AUGURO UN SERENO NATALE
I testi biblici preferiscono la parola pace: “Gloria a Dio nell’alto dei cieli e pace in terra agli uomini che egli ama”. Il termine: agli uomini di buona volontà, va corretto, perché non è fedele al testo originale, e io aggiungo: per fortuna, perché sovente questa buona volontà ci manca.
Nel linguaggio comune, ritengo l’aggettivo “sereno”, sia più indicato. “E’ una persona serena”, in pace con se stessa e con gli altri; “E’ una famiglia serena”, dove i contrasti generazionali: genitori e figli ma anche tra moglie e marito, trovano una soluzione autentica, che non li nega ma li supera. “ E’ una parrocchia dove ti senti accolto e collabori volentieri con chi vi partecipa”.
Sembra facile e lo dovrebbe essere per noi che professiamo un’unica fede in Dio, e ci nutriamo del Pane di Vita, del Corpo del Signore, ma sovente non è così.
Non ci deve sorprendere e scoraggiare: siamo pur sempre esseri fragili e mortali.
Se leggiamo con attenzione i testi biblici delle prime comunità cristiane, vi troviamo un continuo richiamo all’accoglienza reciproca. Ne cito solo due; 2Corinti 13, 11: “Fatevi coraggio a vicenda, abbiate gli stessi sentimenti, vivete in pace e il Dio dell’amore e della pace sarà con voi”. Prima lettera di Pietro 3, 8: “Siate tutti concordi, partecipi delle gioie e dei dolori degli altri, animati da affetto fraterno, misericordiosi, umili”.
Dopo 20 secoli di annuncio del Vangelo, questi richiami li sentiamo sempre attuali.
Purtroppo siamo così complicati e complichiamo la vita degli altri, di chi ci vive accanto. Desidero chiudere questa lettera augurio, con la riflessione dello scrittore francese J.P.Sartre, non credente, che trovate sotto la tela della Natività dell’Arcabas, ovviamente solo una copia, l’originale è a Bruxelles.
MARIA GUARDA GESU’ E PENSA: QUESTO DIO E’ MIO FIGLIO (…) E’ DIO, E MI ASSOMIGLIA”. (…) UN DIO BAMBINO CHE SI PUO’ PRENDERE TRA LE BRACCIA E COPRIRE DI BACI. UN DIO CALDO CHE SORRIDE E RESPIRA, UN DIO CHE SI PUO’ TOCCARE E CHE RIDE. E’ IN UNO DI QUESTI MOMENTI CHE DIPINGEREI MARIA SE FOSSI PITTORE.
Auguri di cuore a tutti don Franco