Domenica 28 luglio 2019

Domenica 28 luglio 2019 Gen 18, 20-23, Sal 137; Col 2, 12-14; Lc 11, 1-13

+ Dal Vangelo secondo Luca
Gesù si trovava in un luogo a pregare; quando ebbe finito, uno dei suoi discepoli gli disse: «Signore, insegnaci a pregare, come anche Giovanni ha insegnato ai suoi discepoli». Ed egli disse loro: «Quando pregate, dite:

“Padre,
sia santificato il tuo nome,
venga il tuo regno;
dacci ogni giorno il nostro pane quotidiano,
e perdona a noi i nostri peccati,
anche noi infatti perdoniamo a ogni nostro debitore,
e non abbandonarci alla tentazione”».
Poi disse loro: «Se uno di voi ha un amico e a mezzanotte va da lui a dirgli: “Amico, prestami tre pani, perché è giunto da me un amico da un viaggio e non ho nulla da offrirgli”; e se quello dall’interno gli risponde: “Non m’importunare, la porta è già chiusa, io e i miei bambini siamo a letto, non posso alzarmi per darti i pani”, vi dico che, anche se non si alzerà a darglieli perché è suo amico, almeno per la sua invadenza si alzerà a dargliene quanti gliene occorrono. Ebbene, io vi dico: chiedete e vi sarà dato, cercate e troverete, bussate e vi sarà aperto. Perché chiunque chiede riceve e chi cerca trova e a chi bussa sarà aperto. Quale padre tra voi, se il figlio gli chiede un pesce, gli darà una serpe al posto del pesce? O se gli chiede un uovo, gli darà uno scorpione? Se voi dunque, che siete cattivi, sapete dare cose buone ai vostri figli, quanto più il Padre vostro del cielo darà lo Spirito Santo a quelli che glielo chiedono!
».

Tutto parte da qui: “Quando pregate, dite: “Padre…”. È il nome della sorgente, parola degli inizi e dell’infanzia, il nome della vita. Pregare è dare del tu a Dio, chiamandolo “padre”, dicendogli “papà”, nella lingua dei bambini e non in quella dei rabbini, nel dialetto del cuore e non in quello degli scribi. È un Dio che sa di abbracci e di casa; un Dio affettuoso, vicino, caldo, da cui ricevere le poche cose indispensabili per vivere bene. Dio è un padre che non conosce interruzioni e non patisce vuoti di memoria. Lui è Padre e padre resta, sempre. Questa è la ragione della nostra sicura, certa speranza: sapere che abbiamo sempre un Padre, che c’è sempre una possibilità, che c’è sempre futuro, opportunità, possibilità di ricominciare. Insegnandoci a pregare il Padre nostro Gesù ci fa stare a questo mondo con un tratto differente, ossia da persone capaci di riconoscere che egli solo è Dio e nessun altro, che noi abbiamo la grazia e la fortuna di essere suoi figli e come tali capaci di essere costruttori di un mondo come Lui lo ha pensato, intessuto di una relazione familiare e dunque fraterno. Capaci di pensare e provvedere per il pane di tutti, disponibili a far da tramite per far arrivare ad altri la misericordia e il perdono ricevuti, per sentirci un “noi” e non tante piccoli io solitari e rivali.

UN PROPOSITO UN’INTERCESSIONE UN GRAZIE UN PERDONO

Un pensiero per riflettere   Pregare è riattaccare la terra al cielo.“ —  M. Zundel