Lunedì 24 giugno 2019

Is 49,1-6; Sal 138; At 13,22-26; Lc 1,57-66.80 NATIVITA’ SAN GIOVANNI BATTISTA

Per Elisabetta intanto si compì il tempo del parto e diede alla luce un figlio. I vicini e i parenti udirono che il Signore aveva manifestato in lei la sua grande misericordia, e si rallegravano con lei. Otto giorni dopo vennero per circoncidere il bambino e volevano chiamarlo con il nome di suo padre, Zaccaria. Ma sua madre intervenne: «No, si chiamerà Giovanni». Le dissero: «Non c’è nessuno della tua parentela che si chiami con questo nome». Allora domandavano con cenni a suo padre come voleva che si chiamasse. Egli chiese una tavoletta e scrisse: «Giovanni è il suo nome». Tutti furono meravigliati. All’istante gli si aprì la bocca e gli si sciolse la lingua, e parlava benedicendo Dio. Tutti i loro vicini furono presi da timore, e per tutta la regione montuosa della Giudea si discorreva di tutte queste cose. Tutti coloro che le udivano, le custodivano in cuor loro, dicendo: «Che sarà mai questo bambino?». E davvero la mano del Signore era con lui. Il bambino cresceva e si fortificava nello spirito. Visse in regioni deserte fino al giorno della sua manifestazione a Israele.

Per ogni papà e mamma un figlio è un miracolo. Ogni papà e mamma fanno di tutto per la crescita del figlio. Non sono poi diversi i genitori di Giovanni Battista e di Gesù in questo. Hanno vissuto gli stessi sentimenti di un papà e una mamma. Hanno però sempre creduto nelle parole del Signore e fatto crescere i figli in un clima di fede e con uno spazio particolare per le cose spirituali. Forse qui hanno superato molte mamme e papà come siamo noi.

UN PROPOSITO UN’ INTERCESSIONE UN GRAZIE UN PERDONO

UNA STORIA PER RIFLETTERE Un bambino stava disegnando e l’insegnante gli disse: “E’ un disegno interessante, cosa rappresenta?”.
“E’ un ritratto di Dio”.
“Ma nessuno sa come sia fatto Dio”.
“Quando avrò finito il disegno lo sapranno tutti”. Poco dopo la nascita di suo fratello, la piccola Sachi cominciò a chiedere ai genitori di lasciarla sola con il neonato. Si preoccupavano che, come quasi tutti i bambini di quattro anni, potesse sentirsi gelosa e volesse picchiarlo o scuoterlo, per cui dissero di no. Ma Sachi non mostrava segni di gelosia. Trattava il bambino con gentilezza e le sue richieste di essere lasciata sola si facevano più pressanti. I genitori decisero di consentirglielo. Esultante, Sachi andò nella camera del bambino e chiuse la porta, ma rimase una fessura aperta, abbastanza da consentire ai curiosi genitori di spiare e ascoltare. Videro la piccola Sachi andare tranquillamente dal fratellino, mettere il viso accanto al suo e dire con calma: “Bambino, dimmi come è fatto Dio. Comincio a dimenticarmelo”. I bambini sanno com’è fatto Dio, ma arrivano in un mondo che fa di tutto per farglielo dimenticare il più in fretta possibile. (Bruno Ferrero)