Mercoledì 27 marzo 2019
Dt 4,1.5-9; Sal 147; Mt 5,17-19
In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: «Non crediate che io sia venuto ad abolire la Legge o i Profeti; non sono venuto ad abolire, ma a dare pieno compimento. In verità io vi dico: finché non siano passati il cielo e la terra, non passerà un solo iota o un solo trattino della Legge, senza che tutto sia avvenuto. Chi dunque trasgredirà uno solo di questi minimi precetti e insegnerà agli altri a fare altrettanto, sarà considerato minimo nel regno dei cieli. Chi invece li osserverà e li insegnerà, sarà considerato grande nel regno dei cieli».
Oltre all’interpretazione più classica di questo brano in cui Gesù si dichiara incarnato nella storia di un popolo e del suo cammino di fede e non una meteorite piovuta dal cielo, mi viene da pensare che il Vangelo ci inviti a non rifiutare per partito preso non solo l’Antico Testamento, ma anche la tradizione, cioè il percorso fatto nei millenni prima di noi, ma anche nei decenni prima di noi dalle persone che, a loro modo, si sono sforzati di tradurre nel tempo l’annuncio d’amore del Vangelo. Si sono dati delle regole pratiche, hanno fissato dei paletti per guidarsi nel cammino di fedeltà al Vangelo. Non va rifiutato tutto questo, ma piuttosto recuperato e rinnovato. In questo modo anche il nostro percorso favorirà quello degli uomini e donne che verranno dopo di noi.
UN PROPOSITO UN’ INTERCESSIONE UN GRAZIE UN PERDONO
PER RIFLETTERE Chiediamo al Signore di essere noi stessi i primi discepoli della sua Parola. Risuoni soprattutto questa Parola di Dio essenziale, profetica, libera, dopo che è stata lungamente cercata nella preghiera, nello studio e nel sacrificio. (Tonino Bello)