Giovedì 21 febbraio 2019
Gen 9,1-13; Sal 101; Mc 8,27-33 Gc 2,1-9 – Sal 33 – Mc 8,27-33
In quel tempo, Gesù partì con i suoi discepoli verso i villaggi intorno a Cesarèa di Filippo, e per la strada interrogava i suoi discepoli dicendo: «La gente, chi dice che io sia?». Ed essi gli risposero: «Giovanni il Battista; altri dicono Elia e altri uno dei profeti». Ed egli domandava loro: «Ma voi, chi dite che io sia?». Pietro gli rispose: «Tu sei il Cristo». E ordinò loro severamente di non parlare di lui ad alcuno. E cominciò a insegnare loro che il Figlio dell’uomo doveva soffrire molto ed essere rifiutato dagli anziani, dai capi dei sacerdoti e dagli scribi, venire ucciso e, dopo tre giorni, risorgere. Faceva questo discorso apertamente. Pietro lo prese in disparte e si mise a rimproverarlo. Ma egli, voltatosi e guardando i suoi discepoli, rimproverò Pietro e disse: «Va’ dietro a me, Satana! Perché tu non pensi secondo Dio, ma secondo gli uomini».
Siamo a metà del Vangelo di Marco. Gesù vuol capire cosa hanno capito i suoi discepoli. Li istruisce. Desidera condividere pienamente con loro la missione di speranza che si è dato. I discepoli riconoscono, come noi d’altronde, in lui la novità che può rivoluzionare l’esistenza, ma di fronte alle conseguenze che comporta, spiegate apertamente da Gesù, cominciamo a porre dei ‘se’ e dei ‘ma’. Oggi Gesù ci domanda: “Chi dici tu che io sia? Chi sono io per te?”
UN PROPOSITO UN’INTERCESSIONE UN GRAZIE UN PERDONO
UN PENSIERO PER RIFLETTERE La parola “Chiesa“, dal greco ekklesia, significa “convocazione”: Dio ci convoca, ci spinge ad uscire dall’individualismo, dalla tendenza a chiudersi in se stessi e ci chiama a far parte della sua famiglia. (PAPA FRANCESCO)