Lunedì 11 febbraio 2019
Gen 1,1-19 – Sal 103 – Mc 6,53-56.
In quel tempo, Gesù e i suoi discepoli, compiuta la traversata fino a terra, giunsero a Gennèsaret e approdarono. Scesi dalla barca, la gente subito lo riconobbe e, accorrendo da tutta quella regione, cominciarono a portargli sulle barelle i malati, dovunque udivano che egli si trovasse. E là dove giungeva, in villaggi o città o campagne, deponevano i malati nelle piazze e lo supplicavano di poter toccare almeno il lembo del suo mantello; e quanti lo toccavano venivano salvati.
“La gente subito lo riconobbe”. Forse pensiamo che fosse più facile allora che oggi riconoscere Gesù, dato che allora era una persona fisica. In realtà il riconoscerlo non consiste solo nell’aspetto fisico ma, questo riconoscerlo di cui si parla, presuppone innanzitutto il desiderio di riconoscerlo e, dopo averlo riconosciuto fisicamente, bisogna riconoscerlo come Dio, come Messia, come occasione di salvezza per noi e per ciò che ci sta a cuore. Perciò allora come oggi si fa fatica a “riconoscere” davvero il Signore: beati coloro che lo riconoscono e imparano ad affidare a lui gioie, malattie, problemi, talenti e infermità varie.
UN PROPOSITO UN’ INTERCESSIONE UN GRAZIE UN PERDONO
Un pensiero per riflettere Quando la porta della felicità si chiude, un’altra si apre, ma tante volte guardiamo così a lungo a quella chiusa, che non vediamo quella che è stata aperta per noi. (Paolo Coehlo)