Lunedì 29 ottobre 2018
Ef 4,32-5,8; Sal 1 Lc 13,10-17
10 Una volta stava insegnando in una sinagoga il giorno di sabato. 11 C’era là una donna che aveva da diciotto anni uno spirito che la teneva inferma; era curva e non poteva drizzarsi in nessun modo. 12 Gesù la vide, la chiamò a sé e le disse: “Donna, sei libera dalla tua infermità”, 13 e le impose le mani. Subito quella si raddrizzò e glorificava Dio. 14 Ma il capo della sinagoga, sdegnato perché Gesù aveva operato quella guarigione di sabato, rivolgendosi alla folla disse: “Ci sono sei giorni in cui si deve lavorare; in quelli dunque venite a farvi curare e non in giorno di sabato”. 15 Il Signore replicò: “Ipocriti, non scioglie forse, di sabato, ciascuno di voi il bue o l’asino dalla mangiatoia, per condurlo ad abbeverarsi? 16 E questa figlia di Abramo, che satana ha tenuto legata diciott’anni, non doveva essere sciolta da questo legame in giorno di sabato?”. 17 Quando egli diceva queste cose, tutti i suoi avversari si vergognavano, mentre la folla intera esultava per tutte le meraviglie da lui compiute.
Di fronte alle persone che compiono del bene, magari non come e dove vorremmo noi, ci sono due tipi di reazione. La reazione invidiosa di chi trova il modo per mettere in cattiva luce quell’azione buona o chi l’ha compiuta con ragioni varie (“lo fa perchè gli conviene”, “era meglio fare così”, “proprio lui che è ….”). Oppure la reazione di meraviglia e ammirazione per il bene che c’è anche attorno a noi e per le persone che a modo loro lo perseguono. La cosa migliore sarebbe essere noi stessi portatori di bontà, ma almeno essere ammirati e sostenitori di chi ci riesce è il minimo che possiamo fare.
UN PROPOSITO UN’ INTERCESSIONE UN GRAZIE UN PERDONO
Un pensiero per riflettere La Chiesa non ha bisogno di riformatori, ma di santi. (Georges Bernanos).