Venerdì 20 luglio 2018
Is 38,1-6.21-22.7-8; Sal 9; Mt 12,1-8
In quel tempo Gesù passò, in giorno di sabato, fra campi di grano e i suoi discepoli ebbero fame e cominciarono a cogliere delle spighe e a mangiarle. Vedendo ciò, i farisei gli dissero: «Ecco, i tuoi discepoli stanno facendo quello che non è lecito fare di sabato». Ma egli rispose loro: «Non avete letto quello che fece Davide, quando lui e i suoi compagni ebbero fame? Egli entrò nella casa di Dio e mangiarono i pani dell’offerta, che né a lui né ai suoi compagni era lecito mangiare, ma ai soli sacerdoti. O non avete letto nella Legge che nei giorni di sabato i sacerdoti nel tempio vìolano il sabato e tuttavia sono senza colpa? Ora io vi dico che qui vi è uno più grande del tempio. Se aveste compreso che cosa significhi: Misericordia io voglio e non sacrifici, non avreste condannato persone senza colpa. Perché il Figlio dell’uomo è signore del sabato».
Per noi forse è facile metterci contro i farisei che contestano Gesù, perchè il fatto ci dice poco. Sarebbe bene metterci nei loro panni. Pensavano infatti che il giorno di sabato andasse santificato in un certo modo, secondo un elenco molto chiaro di precetti. In realtà penso capiti anche a noi di aver tradotto la nostra fede in una serie di atti ormai abitudinari che riteniamo giusti per vivere certi valori. Non è tanto questo che Gesù ci contesta, ma è quando ciò va contro il comandamento dell’amore, della misericordia, cui ogni gesto deve rendere conto. Lo sono i nostri gesti legati alla fede e i nostri giudizi verso gli altri?
UN PROPOSITO UN’INTERCESSIONE UN GRAZIE UN PERDONO
UN PENSIERO PER RIFLETTERE Bisogna abbandonare il passato alla misericordia di Dio, il presente alla nostra fedeltà e il futuro alla divina Provvidenza. (Francesco di Sales)