Lunedì 9 luglio 2018
Os 2,16.17b-18.21-22; Sal 144; Mt 9,18-26
In quel tempo, mentre Gesù parlava, giunse uno dei capi, gli si prostrò dinanzi e disse: «Mia figlia è morta proprio ora; ma vieni, imponi la tua mano su di lei ed ella vivrà». Gesù si alzò e lo seguì con i suoi discepoli. Ed ecco, una donna, che aveva perdite di sangue da dodici anni, gli si avvicinò alle spalle e toccò il lembo del suo mantello. Diceva infatti tra sé: «Se riuscirò anche solo a toccare il suo mantello, sarò salvata». Gesù si voltò, la vide e disse: «Coraggio, figlia, la tua fede ti ha salvata». E da quell’istante la donna fu salvata. Arrivato poi nella casa del capo e veduti i flautisti e la folla in agitazione, Gesù disse: «Andate via! La fanciulla infatti non è morta, ma dorme». E lo deridevano. Ma dopo che la folla fu cacciata via, egli entrò, le prese la mano e la fanciulla si alzò. E questa notizia si diffuse in tutta quella regione.
Quante persone che hanno bisogno di aiuto, di salvezza, di guarigione, di una nuova vita, di una nuova speranza! Impossibile appare risolvere i problemi concreti di tutti. Anche per Gesù. I miracoli narrati nei Vangeli non sono poi tanti. Gesù si è incarnato in una persona umana e come tale ha vissuto incontrando un numero limitato di persone bisognose. Ma i suoi interventi, anche se riferiti a singole persone donano però a tutti il senso di speranza che ne deriva: sia per chi è nel bisogno ( e un po’ tutti lo siamo). Sia per chi ha capito che può dare una mano a Gesù stando vicino a chi chiede aiuto sulla sua strada.
UN PROPOSITO UN INTERCESSIONE UN GRAZIE UN PERDONO
UN PENSIERO PER RIFLETTERE Accendere un fiammifero vale infinitamente di più che maledire l’oscurità. (T. Bello)