Domenica 8 luglio 2018
Ez 2,2-5; Sal 122; 2Cor 12,7b-10; Mc 6,1-6
Partito quindi di là, andò nella sua patria e i discepoli lo seguirono. Venuto il sabato, incominciò a insegnare nella sinagoga. E molti ascoltandolo rimanevano stupiti e dicevano: «Donde gli vengono queste cose? E che sapienza è mai questa che gli è stata data? E questi prodigi compiuti dalle sue mani? Non è costui il carpentiere, il figlio di Maria, il fratello di Giacomo, di Ioses, di Giuda e di Simone? E le sue sorelle non stanno qui da noi?». E si scandalizzavano di lui. Ma Gesù disse loro: «Un profeta non è disprezzato che nella sua patria, tra i suoi parenti e in casa sua». E non vi poté operare nessun prodigio, ma solo impose le mani a pochi ammalati e li guarì. E si meravigliava della loro incredulità.
Mi chiedo: cosa intende l’evangelista dicendo che Gesù non potè operare prodigi, quando poi riporta di guarigioni di ammalati? Allora il vero prodigio non è tanto il segno simbolico della guarigione di uno o di un altro, ma il prodigio è la nascita, o la rinascita, o la crescita della fede e della speranza nelle persone che incontrano Gesù. I miracoli, gli eventi straordinari che possiamo attribuire a Dio, non sono la sostanza, ma piuttosto la conseguenza del vero prodigio. E com’è difficile anche per noi non scandalizzarci, cioè non porre ostacoli, più o meno ragionevoli, al riconoscere con la fede la presenza del bene e farcene coinvolgere, senza accampare scuse varie.
UN PROPOSITO UN INTERCESSIONE UN GRAZIE UN PERDONO
Un pensiero per riflettere Noi non abbiamo più un imperatore anticristiano che ci perseguita, ma dobbiamo lottare contro un persecutore ancora più insidioso, un nemico che lusinga … non ci flagella la schiena ma ci accarezza il ventre; non ci confisca i beni (dandoci così la vita), ma ci arricchisce per darci la morte; non ci spinge verso la libertà mettendoci in carcere, ma verso la schiavitù invitandoci e onorandoci nel palazzo; non ci colpisce il corpo, ma prende possesso del cuore; non ci taglia la testa con la spada, ma ci uccide l’anima con il denaro. (ILARIO DI POITIERS, V Sec d.C.)