Venerdì 11 maggio 2018
At 18,9-18; Sal 46; Gv 16,20-23a
In quel tempo, disse Gesù ai suoi discepoli: «In verità, in verità io vi dico: voi piangerete e gemerete, ma il mondo si rallegrerà. Voi sarete nella tristezza, ma la vostra tristezza si cambierà in gioia. La donna, quando partorisce, è nel dolore, perché è venuta la sua ora; ma, quando ha dato alla luce il bambino, non si ricorda più della sofferenza, per la gioia che è venuto al mondo un uomo. Così anche voi, ora, siete nel dolore; ma vi vedrò di nuovo e il vostro cuore si rallegrerà e nessuno potrà togliervi la vostra gioia. Quel giorno non mi domanderete più nulla».
Questa è una delle più belle espressioni della promessa di Gesù per gli uomini: quella di una gioia che nessuno può togliere. Difficile immaginare che possa vivere nella gioia chi è sottoposto a sofferenze di ogni tipo. Solo pensando ad alcuni martiri e a Gesù stesso si può provare a crederlo. E comunque solo Gesù può pronunciarla e non certo noi. Non si può andare a dire a qualcuno che la sua sofferenza gli porterà gioia: si può solo cercare di viverlo noi e scoprire nella nostra stessa vita qualche dolore, vissuto bene, che ci ha fatto crescere umanamente.
UN PROPOSITO UN’ INTERCESSIONE UN GRAZIE UN PERDONO
UN PENSIERO PER RIFLETTERE Più profondamente scava il dolore nel vostro essere, e più è la gioia che potete contenere. (Kahlil Gibran)