Martedì, 1 maggio 2018
At 14,19-28; Sal 144; Gv 14,27-31a
In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: «Vi lascio la pace, vi do la mia pace. Non come la dà il mondo, io la do a voi. Non sia turbato il vostro cuore e non abbia timore. Avete udito che vi ho detto: «Vado e tornerò da voi». Se mi amaste, vi rallegrereste che io vado al Padre, perché il Padre è più grande di me. Ve l’ho detto ora, prima che avvenga, perché, quando avverrà, voi crediate. Non parlerò più a lungo con voi, perché viene il principe del mondo; contro di me non può nulla, ma bisogna che il mondo sappia che io amo il Padre, e come il Padre mi ha comandato, così io agisco».
Difficile non essere turbati e non avere timore nei momenti in cui avviene l’allontanamento di chi è parte importante della nostra vita. Questo vale per i momenti in cui Dio ci sembra assente dalla nostra vita, dagli ambienti che frequentiamo e ci sentiamo soli, senza più la forza di “combattere”. Ma è vero anche esistenzialmente quando una persona così importante ci lascia, per la morte o perché sceglie strade lontane da noi: Gesù ci invita alla speranza, perché la relazione costruita con Gesù e con i fratelli, non ci lascia mai per sempre: ritorna nel modo e nel tempo che spesso non sappiamo prevedere.
UN PROPOSITO UN’ INTERCESSIONE UN GRAZIE UN PERDONO
UN PENSIERO PER RIFLETTERE Se non trovo altro modo, si può consolare una persona anche col silenzio, con la sola presenza, purché si faccia con amore: basta un sorriso che esprima la dolcezza della comprensione. Meglio se il silenzio è accompagnato dalla preghiera del cuore. In questo caso forse mi sarà suggerita anche qualche parola. Da chi? Dallo Spirito Santo, che è il vero Consolatore. (Agata Fernandez Motzo)