Domenica 29 aprile 2018

At 9,26-31; Sal 21; 1Gv 3,18-24; Gv15,1-8

In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: «Io sono la vite vera e il Padre mio è l’agricoltore. Ogni tralcio che in me non porta frutto, lo taglia, e ogni tralcio che porta frutto, lo pota perché porti più frutto. Voi siete già puri, a causa della parola che vi ho annunciato. Rimanete in me e io in voi. Come il tralcio non può portare frutto da se stesso se non rimane nella vite, così neanche voi se non rimanete in me. Io sono la vite, voi i tralci. Chi rimane in me, e io in lui, porta molto frutto, perché senza di me non potete far nulla. Chi non rimane in me viene gettato via come il tralcio e secca; poi lo raccolgono, lo gettano nel fuoco e lo bruciano. Se rimanete in me e le mie parole rimangono in voi, chiedete quello che volete e vi sarà fatto. In questo è glorificato il Padre mio: che portiate molto frutto e diventiate miei discepoli».

Lasciamo che il Signore tagli ciò che di noi non porta frutto e che poti ciò che potenzialmente può portarne: lasciamo che lo faccia attraverso la correzione dei fratelli o gli avvenimenti della vita. Spesso entrambe le cose portano con sè sofferenza e sacrificio e cerchiamo di evitarli. Non siamo chiamati a cercare le sofferenze e i sacrifici, ma a sopportarli nella convinzione che il superarli, l’accettarli, potranno trasformarli in frutti per noi e per il mondo che ci circonda.

UN PROPOSITO UN’ INTERCESSIONE UN GRAZIE UN PERDONO

UN PENSIERO PER RIFLETTERE Pentimento non è auto compassione o rimorso, ma conversione, incentrare la nostra vita sulla Trinità. Non è guardare indietro con disgusto, ma avanti con speranza. Non significa guardare in basso ai nostri errori, ma in alto all’amore di Dio. Non significa guardare ciò che non siamo riusciti a essere, ma ciò che – per grazia divina – possiamo diventare. (K. Ware)