Martedì, 17 aprile 2018
At 7,51 – 8,1a; Sal 30; Gv 6,30-35
In quel tempo, la folla disse a Gesù: «Quale segno tu compi perché vediamo e ti crediamo? Quale opera fai? I nostri padri hanno mangiato la manna nel deserto, come sta scritto: Diede loro da mangiare un pane dal cielo». Rispose loro Gesù: «In verità, in verità io vi dico: non è Mosè che vi ha dato il pane dal cielo, ma è il Padre mio che vi dà il pane dal cielo, quello vero. Infatti il pane di Dio è colui che discende dal cielo e dà la vita al mondo». Allora gli dissero: «Signore, dacci sempre questo pane». Gesù rispose loro: «Io sono il pane della vita; chi viene a me non avrà fame e chi crede in me non avrà sete, mai!».
Gli interlocutori di Gesù sono legati all’idea che dono di Dio sia la prosperità materiale: accettano quindi il collegamento tra la storica manna e la moltiplicazione dei pani. Ma Gesù sottolinea che questo come quello sono solo segni dell’amore di Dio. Non è detto che affidarsi a Dio voglia dire automaticamente prosperità, ma certamente affidarsi a Dio sazierà la nostra sete di senso, di infinito, che aumenta la qualità della nostra vita.
UN PROPOSITO UN’ INTERCESSIONE UN GRAZIE UN PERDONO
UN PENSIERO PER RIFLETTERE Se io facessi il fornaio vorrei cuocere un pane così grande da sfamare tutta la gente che non ha da mangiare. Un pane più grande del sole, dorato, profumato come le viole. Un pane così verrebbero a mangiarlo dal Brasile, dall’India, dall’Africa, da tutto il mondo, i poveri, i bambini, i vecchietti, gli uccellini. Sarà una data da studiare a memoria: un giorno senza fame, il più bello della storia. (Gianni Rodari)