Venerdì 13 aprile 2018

At 5,34-42; Sal 26; Gv 6,1-15

In quel tempo, Gesù passò all’altra riva del mare di Galilea, cioè di Tiberìade, e lo seguiva una grande folla, perché vedeva i segni che compiva sugli infermi. Gesù salì sul monte e là si pose a sedere con i suoi discepoli. Era vicina la Pasqua, la festa dei Giudei. Allora Gesù, alzàti gli occhi, vide che una grande folla veniva da lui e disse a Filippo: «Dove potremo comprare il pane perché costoro abbiano da mangiare?». Diceva così per metterlo alla prova; egli infatti sapeva quello che stava per compiere. Gli rispose Filippo: «Duecento denari di pane non sono sufficienti neppure perché ognuno possa riceverne un pezzo». Gli disse allora uno dei suoi discepoli, Andrea, fratello di Simon Pietro: «C’è qui un ragazzo che ha cinque pani d’orzo e due pesci; ma che cos’è questo per tanta gente?». Rispose Gesù: «Fateli sedere». C’era molta erba in quel luogo. Si misero dunque a sedere ed erano circa cinquemila uomini. Allora Gesù prese i pani e, dopo aver reso grazie, li diede a quelli che erano seduti, e lo stesso fece dei pesci, quanto ne volevano. E quando furono saziati, disse ai suoi discepoli: «Raccogliete i pezzi avanzati, perché nulla vada perduto». Li raccolsero e riempirono dodici canestri con i pezzi dei cinque pani d’orzo, avanzati a coloro che avevano mangiato. Allora la gente, visto il segno che egli aveva compiuto, diceva: «Questi è davvero il profeta, colui che viene nel mondo!». Ma Gesù, sapendo che venivano a prenderlo per farlo re, si ritirò di nuovo sul monte, lui da solo.

C’è qui un ragazzo che offre cinque pani e due pesci. Questo dà origine al miracolo e questo sembra l’invito di Gesù. Non gli va che la gente cerchi lui per avere altri miracoli. Si ritira a pregare, forse anche a pregare per noi, perchè offriamo i nostri pani e pesci: di lì parte il regno di Dio, che trasforma le briciole in pagnottoni, che trasforma il granellino di senape in una pianta. Non cerchiamo scorciatoie: mettiamoci in gioco con i nostri pani e pesci.

UN PROPOSITO UN’ INTERCESSIONE UN GRAZIE UN PERDONO

UN PENSIERO PER RIFLETTERE Il Signore è salito su un monte. Il Signore in alto sul monte ci aiuta a capire meglio che il Verbo sta in alto. Ciò che è avvenuto sul monte, non è quindi cosa di poco conto né trascurabile, ma va attentamente considerata. Egli ha visto le turbe, si è accorto che avevano fame e misericordiosamente le ha nutrite, non solo con bontà, ma altresì con potenza. Che avrebbe giovato, infatti, la sola bontà, quando occorreva il pane con cui nutrire quella folla affamata? Se alla bontà non si fosse associata la potenza, quella folla sarebbe rimasta digiuna e affamata. Sant’Agostino, Commento al Vangelo di Giovanni, Omelia 24, 3