Mercoledì 11 aprile 2018

At 5,17-26; Sal 33; Gv 3,16-21

In quel tempo, Gesù disse a Nicodemo: «Dio infatti ha tanto amato il mondo da dare il Figlio unigenito, perché chiunque crede in lui non vada perduto, ma abbia la vita eterna. Dio, infatti, non ha mandato il Figlio nel mondo per condannare il mondo, ma perché il mondo sia salvato per mezzo di lui. Chi crede in lui non è condannato; ma chi non crede è già stato condannato, perché non ha creduto nel nome dell’unigenito Figlio di Dio. E il giudizio è questo: la luce è venuta nel mondo, ma gli uomini hanno amato più le tenebre che la luce, perché le loro opere erano malvagie. Chiunque infatti fa il male, odia la luce, e non viene alla luce perché le sue opere non vengano riprovate. Invece chi fa la verità viene verso la luce, perché appaia chiaramente che le sue opere sono state fatte in Dio».

Sembra che anche nel nostro tempo gli uomini amino più le tenebre della luce e si fa fatica a vedere la luce di chi fa la verità, come dice il Vangelo. Ci vuole un senso di fiducia e di speranza per credere che emergerà il bene che viene compiuto, tutto il bene. Ma vi è anche la consolazione della gioia che si prova quando ci si trova dalla parte del bene: questo è un piccolo segno che la promessa di Dio non è vana, ma si compirà, a tempo debito.

UN PROPOSITO UN’ INTERCESSIONE UN GRAZIE UN PERDONO

UN PENSIERO PER RIFLETTERE Cercate di comprendere quali siano le risposte di Dio alle vostre domande. Credete forse che Egli non parli perché non ne udiamo la voce? Quando è il cuore che prega, Egli risponde.  (Santa Teresa d’Avila)