Giovedì, 22 marzo 2018
Gen 17,3-9; Sal 104; Gv 8,51-59
In quel tempo, disse Gesù ai Giudei: «In verità, in verità io vi dico: se uno osserva la mia parola, non vedrà la morte in eterno». Gli dissero allora i Giudei: «Ora sappiamo che sei indemoniato. Abramo è morto, come anche i profeti, e tu dici: «Se uno osserva la mia parola, non sperimenterà la morte in eterno». Sei tu più grande del nostro padre Abramo, che è morto? Anche i profeti sono morti. Chi credi di essere?». Rispose Gesù: «Se io glorificassi me stesso, la mia gloria sarebbe nulla. Chi mi glorifica è il Padre mio, del quale voi dite: “È nostro Dio!”, e non lo conoscete. Io invece lo conosco. Se dicessi che non lo conosco, sarei come voi: un mentitore. Ma io lo conosco e osservo la sua parola. Abramo, vostro padre, esultò nella speranza di vedere il mio giorno; lo vide e fu pieno di gioia». Allora i Giudei gli dissero: «Non hai ancora cinquant’anni e hai visto Abramo?». Rispose loro Gesù: «In verità, in verità io vi dico: prima che Abramo fosse, Io Sono». Allora raccolsero delle pietre per gettarle contro di lui; ma Gesù si nascose e uscì dal tempio.
Abramo esultò per la speranza di vedere il giorno del Signore, di incontrarlo. Esultò dapprima non tanto per averlo visto, ma per la speranza di averne l’occasione. E’ questo senso di speranza che ci prepara ad incontrarlo davvero. La speranza in base alla quale abbiamo cercato di vivere questo periodo quaresimale in un certo modo; la speranza che ci fa dedicare un po’ di tempo ogni giorno alla preghiera; la speranza che ci fa compiere qualcosa di buono anche senza vederne il risultato: questo ci ha preparato ad accogliere Gesù e ad entrare nella gioia piena e vera.
UN PROPOSITO UN’ INTERCESSIONE UN GRAZIE UN PERDONO
UN PENSIERO PER RIFLETTERE Una vita vissuta “per caso” è una vita sospesa tra la noia e l’angoscia della morte. È una vita solo apparentemente libera, perché la libertà vera è sentirsi liberi dalla paura della morte. (Susanna Tamaro)