Venerdì 23 novembre 2018

Ap 10,8-11; Sal 118 Lc 19,45-48

45 Entrato poi nel tempio, cominciò a cacciare i venditori, 46 dicendo: “Sta scritto: La mia casa sarà casa di preghiera. Ma voi ne avete fatto una spelonca di ladri!”. 47 Ogni giorno insegnava nel tempio. I sommi sacerdoti e gli scribi cercavano di farlo perire e così anche i notabili del popolo; 48 ma non sapevano come fare, perché tutto il popolo pendeva dalle sue parole.

Quando cerchiamo di capire quello che succede spesso arriviamo alla conclusione che ormai l’unica cosa che conta è l’economia. Per profitti e guadagni si è disposti a tutto: non solo a fare di tutto, ma anche a annichilire qualunque idealismo o a convertirlo astutamente in modo che comprenda i nostri interessi personali. E si fanno ancora tanti discorsi, anzi sempre di più, per far sembrare bene comune ciò che è bene nostro o della nostra categoria. Al punto che non si capisce più niente. E Gesù ci invita a pregare? Ha senso? Ha lo stesso senso di quando tra marito e moglie, tra padre e figlio, tra amici, tra colleghi, si rinuncia a una discussione che si è incancrenita e si fa silenzio, silenzio che si riempie di preghiera. In modo che le prossime cose che diremo derivino dal contenuto della preghiera, da Dio, dal desiderio di vivere ogni cosa secondo il Vangelo, l’amore per Dio e per il prossimo. Anche “solo” questo, anche senza un intervento diretto di Dio, sarà un passo verso la conversione della situazione.

UN PROPOSITO UN’ INTERCESSIONE UN GRAZIE UN PERDONO

Un pensiero per riflettere Educare è come seminare: il frutto non è garantito e non è immediato, ma se non si semina è certo che non ci sarà raccolto.” CARLO MARIA MARTINI